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Federalimentare, bene il Governo contro la proposta dell’Oms di ridurre il consumo di zuccheri

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Difenderemo con forza e autorevolezza la Dieta Mediterranea che non può e non deve prescindere da nessuna delle componenti nutrizionali di base”. Ad affermarlo è Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare, la Federazione Italiana dell’Industria alimentare. Dal vertice dell’associazione confindustriale arriva un plauso al Governo che ha contestato con un emendamento la proposta dell’Organizzazione mondiale della Sanità di ridurre al 5% delle calorie il consumo di zuccheri.  

Per Federalimentare la crociata contro lo zucchero lanciata dall’Oms in nome della lotta all’obesità è sbagliata: «Il delicato legame tra salute e alimentazione deve essere affrontato in modo non ideologico, ma attraverso criteri trasparenti e oggettivi», sottolinea Scordamaglia. Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha già duramente criticato la proposta dell’Oms evidenziandone la scarsa fondatezza scientifica. I dati scelti dall’Oms a sostegno della sua iniziativa non sono legati all’obesità ma alle carie dentali e risalgono a uno studio effettuato in Giappone tra il 1959 e il ’61. La raccomandazione dell’organizzazione internazionale è stata criticata anche dagli Stati Uniti. 

Non è la prima volta che, secondo Federalimentare, l’Oms ha emanato raccomandazioni fondate su evidenze scientifiche di basso livello: la rivista americana Journal of Clinical Epidemiology parla addirittura del  55% dei casi. In passato un’operazione simile a quella sugli zuccheri è stata fatta nei confronti delle proteine animali o di altri componenti nutrizionali presenti in molte eccellenze del Made in Italy.  

Federalimentare è continuamente impegnata nella lotta all’obesità, ma con altri strumenti. L’industria alimentare ha investito quasi 1 miliardo di euro sul fronte dell’educazione alimentare, in particolare nelle scuole, sulla riformulazione e il porzionamento dei prodotti, la promozione dell’attività fisica, l’etichettatura nutrizionale, il marketing e la commercializzazione degli alimenti e, infine, sulla prevenzione dei comportamenti a rischio. «Non esistono nutrienti ‘buoni’ e ‘cattivi’, ma cattive abitudini  alimentari e stili di vita non appropriati», conclude Scordamaglia.

Vito Miraglia