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Stati Uniti, nuove norme per l’etichettatura dei prodotti a base di carne

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D’ora in poi anche i produttori statunitensi di alimenti a base di carne dovranno indicare in etichetta i luoghi di nascita, di allevamento e di macellazione degli animali utilizzati nei processi produttivi. La nuova normativa sostituisce quella preesistente, che dal 2008 ha imposto l’indicazione del paese di origine delle carni. Fino ad oggi, però, non è stato necessario specificare in quale nazione fosse stato svolto un determinato tipo di attività – nascita, allevamento o macellazione.

 

I consumatori hanno accolto con entusiasmo la notizia, dichiarandosi favorevole alle nuove norma di etichettatura in più del 90% dei casi. “L’etichettatura on base al paese d’origine fornisce ai consumatori informazioni vitali che consentono loro di fare scelte informate sul cibo che mangiano” ha spiegato in una lettera indirizzata al Congresso dall’Unione dei Consumatori statunitense. Anche alcuni allevatori di carne bovina hanno recepito positivamente la novità, ma le principali aziende produttrici di carne, come la Cargill Inc. e la Tyson Foods Inc., se ne lamentano in previsione degli aumenti dei costi e la considerano uno spreco di risorse. Infatti secondo gli oppositori gli Stati Uniti avrebbero già abbastanza norme a garanzia della sicurezza alimentare. Non solo, le loro paure riguardano anche le possibili ripercussioni sulle importazioni di carne.

 

Secondo l’American Meat Institute “i costi associati a questo nuovo e inefficiente processo porterà fuori dal mercato alcune aziende dipendenti dalle importazioni e distruggerà il mercato della carne proveniente da bestiame importato”. In effetti notizie ufficiali provenienti da Canada e Messico parlano già di una riduzione delle esportazioni di bestiame associati alla nuova legge e in ottobre la Tyson ha annunciato di aver interrotto gli acquisti di bovini canadesi pronti per la macellazione a causa dei costi associati all’entrata in vigore della normativa.

 

Secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti lo scorso anno il 7,7% circa del manzo necessario ai produttori statunitensi era di origine estera. Lo stesso si può dire per il 3,3% del maiale e il 46% dell’agnello e del montone. La totalità della carne di pollo era, invece, di origine domestica. Ora l’industria della carne dovrà investire da 53,1 a 192,1 milioni di dollari per mettersi in regola con la nuova legge. Il Dipartimento ha assicurato che continuerà ad assistere sia i fornitori sia i rivenditori in questo compito.

 

Foto: Pixabay

Silvia Soligon