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Bovini e suini: mangimi, fattore di sicurezza alimentare per il consumatore

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A Cremona, all’ANMVI, si è discusso di alimentazione animale ma anche di costi e di sicurezza del cibo e di innovazione tecnologica.

 

Mantenere la disponibilità di cibo e garantire un livello adeguato di competitività delle nostre aziende è stato il filo conduttore di un seminario interamente dedicato al tema dei mangimi che si è svolto al Trecchi, presso la sede internazionale dell’Associazione dei Medici Veterinari ANMVI. Nel 2013 l’OIE rivedrà il giudizio sul rischio-paese per il morbo della mucca pazza e l’Italia è in pole position per poter ricominciare ad utilizzare le farine animali che sono una preziosa fonte proteica che può abbassare i costi dei mangimi e rendere meno asfittica la sostenibilità zootecnica.

Martedì scorso, al Trecchi, un autorevole e nutrito tavolo dei relatori ha dibattuto il tema col capo dipartimento del Ministero della Salute Romano Marabelli, affiancato da Vittorio Silano, esperto EFSA, Alberto Allodi, presidente ASSALZOO, Silvio Ferrari, rappresentate FEFAC, Lorenzo Morelli, preside della Cattolica, ed Andrea Poli e Rodolfo Paoletti della Nutrition Foundation of Italy; moderatore Giancarlo Belluzzi, Ministero della Salute, responsabile di ANMVI International. A loro si sono aggiunti lo scozzese Andrew Chesson, l’austriaco Herbert Buka, Claudia Paoletti ed Alberto Mantovani, italiani, tutti e quattro esperti dei gruppi di scienziati di EFSA, l’Authority alimentare europea che ha sede a Parma. “Siamo di fronte ad un problema strategico, che da economico qual è ora potrebbe diventare sociale; la penuria di energia, il consumo di sottoprodotti come le farine proteiche di derivazione animale e la conseguente schizzata verso l’alto dei prezzi di mercato delle materie prime renderanno il mercato impotente a rispondere alla domanda di cibo che fra 20-30 anni strangolerà quasi dieci miliardi di persone se non si corre subito ai rimedi!”

Il dibattito in corso porta dritto ai sottoprodotti di origine animale sui quali l’Italia però ha una posizione molto chiara: no ai ruminanti, mantenimento saldo per altre specie dei requisiti igienico sanitari, ineccepibili per utilizzarli.

 

E’ per questo che l’Italia intende superare l’attuale situazione ed ha presentato il dossier per la procedura di revisione della sua attuale categoria, chiedendo di passare a quella meno rigida e severe, avendo ormai eliminato il pericolo della BSE ma mantenendo comunque alto il livello di sorveglianza epidemiologica. Una volta passata al primo livello, potremo finalmente riutilizzare una parte degli scarti per la mangimistica o la riutilizzazione degli involucri nella lavorazione dei salumi abbandonando i meno sicuri involucri sintetici di provenienza asiatica. Parlando di zootecnia due parole invece le merita anche la questione benessere animale. Col prossimo anno entreranno in vigore nuove regole, specie nel settore dei suini e nubi si addensano all’orizzonte. Le nuove misure di comfort degli animali costeranno non meno di 500 euro a capo, soprattutto per i riproduttori. L’Europa ha già comunicato che sarà inflessibile nel far rispettare le leggi: “E’ scorretto che il settore viaggi su due binari perché chi ha speso negli scorsi anni per non farsi trovare impreparato all’ingresso delle nuove regole non deve essere penalizzato sul mercato dai costi che altri meno scrupolosi potrebbero ancora praticare!”

 

Foto: Pixabay

Agostino Macrì