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Commissione europea, vialibera all’uso della soiageneticamente modificata

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L’Europa apre le porte alla soia geneticamente modificata. La notizia arriva dalla Commissione europea che, lo scorso 10 febbraio, ha confermato la possibilità di importare e utilizzare a scopi alimentari e mangimistici la soia transgenica 40-3-2 prodotta da Monsanto – introdotta in Europa già dal 1996 -, estendendola anche ad altre tre varietà geneticamente modificate: la A5547-127 della Bayer, la 356043 della Pioneer e la Mon 87701, sempre di Monsanto. Fra le quattro varietà, ben tre (la A5547-127, la 356043 e la 40-3-2) sono caratterizzate dalla resistenza all’utilizzo di erbicidi, mentre la quarta (Mon 87701) sopravvive all’attacco da parte di diversi insetti. Tutte potranno essere utilizzate, ma non coltivate, nel vecchio continente per i prossimi 10 anni.

 

La decisione, resa ufficiale dalla sua pubblicazione sull’edizione del 14 febbraio dell’Official Journal of the European Union, arriva dopo che il gruppo GMO – formato da scienziati esperti nell’ambito degli organismi geneticamente modificati facenti capo all’EFSA (European Food Safety Authority) – ha dimostrato attraverso accurate analisi che queste piante sono sicure tanto quanto quelle già coltivate, sia per la salute umana, sia per quella degli animali e dell’ambiente.

 

Secondo il gruppo GMO, infatti, i dati raccolti a partire dal 1996 dimostrano che il consumo di prodotti contenti la soia 40-3-2 non ha effetti deleteri per la salute. Inoltre le altre tre varietà sono risultate geneticamente stabili e caratterizzate da un’allergenicità complessiva non diversa da quella delle piante di soia coltivate. Allo stesso modo, le proteine in esse introdotte attraverso l’ingegneria genetica non sono né tossiche, né allergeniche. Infine, nel caso della soia A5547-127 e 356043, studi condotti sugli animali hanno dimostrato che il valore nutritivo delle piante non è alterato dalla modificazione genetica e che le proteine introdotte vengono digerite normalmente dall’apparato gastrointestinale.

 

Le uniche differenze riscontrate rispetto alle piante tradizionalmente coltivate riguardano le varietà 356043 e MON 87701. La prima, infatti, produce livelli più elevati di alcuni aminoacidi e di alcuni acidi grassi. Tutte queste molecole sono, però, già normalmente introdotte con l’alimentazione e i livelli presenti nelle piante transgeniche non sono pericolosi per la salute. Nella soia MON 87701 è stato, invece, rilevato un aumento del contenuto di vitamina E, che, però, può essere riscontrato anche in varietà di soia tradizionali.

 

Per quanto riguarda, infine, l’ambiente, la rarità della presenza di piante selvatiche di soia e il divieto di coltivazione delle varietà geneticamente modificate rendono improbabile un effetto deleterio. Rimane, in ogni caso, l’obbligo di seguire le direttive imposte dal piano generale di sorveglianza per monitorare gli effetti dell’introduzione di queste nuove varietà sul territorio europeo.

 

Foto: Pixabay

Silvia Soligon