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La biodiversità del mais: una grande opportunità di cooperazione internazionale tra Italia e Bolivia

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Il mais è un cereale con ampia biodiversità, variabilità genetica e potenzialità produttiva per uso zootecnico; inoltre costituisce una pianta preziosa dato che assicura la materia prima da impiegare per una molteplicità di prodotti alimentari e industriali, con possibilità di sviluppo nei progetti di “chimica verde” e come risorsa energetica rinnovabile.


La biodiversità: una preziosa risorsa

L’importanza delle risorse genetiche, mais incluso, quale elevata fonte naturale da impiegare in programmi di salvaguardia della biodiversità, è stata definita strategica per il futuro dell’umanità nelle conclusioni della Conferenza internazionale sulla Biodiversità a Rio de Janeiro (1992). La biodiversità, infatti, non rappresenta soltanto la varietà di forme di vita esistenti, la cui conservazione è fondamentale per la sopravvivenza della vita sulla Terra, ma costituisce una preziosa sorgente di nuovi geni, alleli e caratteri che possono essere importanti per il miglioramento genetico della specie e meritano, pertanto, di essere individuati, valorizzati e preservati nell’ambito della promozione rurale e della salvaguardia ambientale.


La Banca del germoplasma di mais italiano

Il germoplasma di mais reperibile in Italia è certamente uno dei più ampi, sia per apporti originali sia per differenziazione locale di forme. Le innumerevoli situazioni pedoclimatiche che caratterizzano il nostro Paese e le distinte modalità di coltura maidicola hanno dato luogo a numerose varietà locali. La rapida diffusione degli ibridi, avvenuta a partire dagli anni Cinquanta, ha determinato la quasi completa sostituzione delle preesistenti varietà autoctone; tuttavia, tale prezioso patrimonio genetico si può ritenere ben rappresentato dagli oltre 700 campioni di popolazioni locali italiane raccolti e conservati, a partire dal 1954, presso il CREA Centro di Ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali, Sede di Bergamo. La particolare geografia e orografia dell’Italia ha favorito la selezione di moltissime varietà di mais con granella di tipo vitreo e semivitreo, con una maggiore resa alla macinazione e una particolare idoneità alla produzione di farine per l’alimentazione di popolazioni rurali, contadine e montanare.
Numerosi Accordi Internazionali direttamente collegati alla Convenzione sulla Biodiversità (CBD) adottata nel 1992, sono stati varati a partire dal 2000 ad oggi; tra questi, il Protocollo di Cartagena (CBD, 2000), il Trattato Internazionale sulle risorse genetiche per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO, 2004) e il Protocollo di Nagoya (CBD, 2010) che hanno permesso di focalizzare l’attenzione su temi di rilevanza planetaria, quali la biosicurezza e l’accesso alle banche del germoplasma internazionali.


Da Expo 2015 (Milano) al G7 dell’Agricoltura 2017 (Bergamo): un Network internazionale

Expo 2015 è stata l’occasione evidenziare l’ampia biodiversità e le grandi potenzialità nutritive del mais, cereale coltivato in oltre 140 Paesi. In quest’ottica il Centro di Ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali, Sede di Bergamo è stato ampiamente coinvolto nel Progetto MEB 2015 (Mais Expo Bergamo) con l’obiettivo di costruire un network tra Enti di Ricerca, Enti locali e i Paesi partecipanti all’Esposizione Universale di Milano, interessati a promuovere il mais tra i cereali simbolo del tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, in quanto legato alle dimensioni della natura, identità, economia e cultura di diverse comunità e Paesi del mondo (Mangimi & Alimenti1: 18-20, 2015). In particolare, nell’ambito del Network MEB 2015, sono state avviate collaborazioni con Messico e Bolivia, due Paesi a vocazione agricola, portatori di una cultura millenaria di mais, oltre che veri e propri centri di biodiversità, con migliaia di varietà native coltivate con metodi di agricoltura sostenibile. Con la Bolivia è stato avviato nel 2015 un primo progetto biennale, “Piccoli semi, grandi opportunità”, dedicato allo sviluppo locale delle comunità rurali attraverso colture di mais e di amaranto.
La “Settimana dell’agricoltura e del diritto al cibo” svoltasi a Bergamo nell’ottobre 2017, in concomitanza con il G7 (Mangimi & Alimenti 6: 31-33, 2017) ha consentito il rafforzamento del network internazionale avviato in Expo 2015 con l’intento di coinvolgere Paesi ed Enti che promuovono e diffondono il mais nella sua pluralità di usi, significati, economie, innovazioni e cooperazioni.


Il mais protagonista di un progetto di cooperazione tra Italia e Bolivia

Da qui, si è sviluppata la proposta progettuale triennale (2018-2021) “Piccoli Semi gradi opportunità, agro ecologia campesina famigliare e filiere a km 0 in Bolivia” P.S.G.O.Km0 Bolivia, finanziata da AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, con Capofila A.S.P.Em – Associazione Solidarietà Paesi Emergenti e CREA Sede di Bergamo referente tecnico scientifico del Progetto.
In quest’ottica, per salvaguardare e incrementare la biodiversità, il CREA-CI di Bergamo ha attivato delle collaborazioni internazionali con l’Universidad Autónoma Juan Misael Saracho (UAJMS) di Tarija, il Centro de Investigación en Forrajes “La Violeta” (CIF) de la Universidad Mayor de San Simón (UMSS) di Cochabamba e l’Universidad Mayor, Real y Pontificia de San Francisco Xavier de Chuquisaca (UMRPS FXC) di Sucre, in collaborazione con il Consolato Generale della Bolivia di Milano.
Le attività del progetto P.S.G.O.Km0 Bolivia sono indirizzate a rilanciare i sistemi produttivi tradizionali e a implementare le banche dei semi autoctoni al servizio delle comunità locali boliviane. Si procederà alla raccolta di ecotipi da singoli produttori, con descrizione morfologica, fenotipica e caratterizzazione chimica. I criteri di selezione della raccolta saranno principalmente alimentari e sensoriali (gusto, lavorazione, proprietà nutritive), ma si valuteranno anche le caratteristiche nutrizionali e salutistiche dei cibi originati da queste produzioni e i loro derivati.
Saranno costituite specifiche banche del germoplasma di varietà di mais, amaranto e principali di ortaggi nei luoghi di coltivazione, a supporto delle comunità locali coinvolte nel progetto, e queste saranno una base fondamentale per la valorizzazione dei sistemi produttivi locali, obiettivo intrinseco all’agroecologia e del territorio. Usando metodologie proprie di recupero, riproduzione e conservazione delle sementi, si determinereranno linee guida importanti per la produzione, trasformazione e valorizzazione agroalimentare.
Inoltre, essendo le possibilità dei beneficiari molto limitate, incoraggiare la biodiversità delle coltivazioni rappresenterà un valore aggiunto per cercare di favorire un’alimentazione diversificata e nutriente per le famiglie dei campesinos e per giovani delle scuole in alcune municipalità boliviane.

 

I mais pigmentati boliviani: ricchezza e innovazione per la filiera

In questo progetto di cooperazione e opportunità internazionale tra Italia e Bolivia, un altro obiettivo consisterà nell’arricchimento della Banca del Germoplasma del CREA-CI di Bergamo con germoplasma “criollo” boliviano al fine di costituire nuove varietà pigmentate di mais, tipo “morado”, ricco di antociani, composti vegetali bioattivi che grazie alla loro proprietà antiossidante sono in grado di proteggere le cellule neutralizzando i radicali liberi, mostrando così potenzialità salutistiche per l’organismo. Numerosi sono gli effetti benefici e terapeutici associati all’ingestione di cibi ricchi in antociani riportati in letteratura, tra cui il rallentamento dell’invecchiamento dei tessuti, il contrasto di stati infiammatori e di malattie cardiovascolari tramite protezione dei vasi sanguigni (Serna et al., 2013).

Pertanto, i mais pigmentati possono rappresentare un’importante innovazione di filiera consentendo la produzione di nuovi prodotti alimentari con valore aggiunto grazie alla biodiversità del mais, un cereale senza glutine dal cuore antico per un nuovo futuro sulle nostre tavole italiane.
Nell’ambito del progetto di cooperazione saranno organizzati incontri tra tecnici ed esperti delle università boliviane coinvolte nella collaborazione, e i partecipanti del CREA-CI di Bergamo sia in Italia che in Bolivia, nello spirito di piena condivisione delle attività di formazione e sperimentazione a favore della valorizzazione delle risorse genetiche maidicole.

Carlotta Balconi, Paolo Valoti, Nicola Pecchioni