Per ridurre lo spreco alimentare si può anche agire sui comportamenti di acquisto dei consumatori. Ai loro occhi un frutto troppo maturo, esteticamente non perfetto, con qualche piccolo difetto, automaticamente non è buono e non viene acquistato oppure, se già è stato comprato, viene buttato via. Se si riesce a mostrare questo prodotto in modo tale da renderlo comunque desiderabile agli occhi del consumatore si può, infine, contrastare lo spreco di cibo. In che modo? Presentando un frutto o un ortaggio con tratti umani, antropomorfizzati, come suggerisce un gruppo di ricercatori della University of Houston in uno studio pubblicato su Journal of the Association for Consumer Research.
In alcuni test condotti con trecento partecipanti, quando i ricercatori hanno mostrato delle banane un po’ annerite come se stessero prendendo il sole in spiaggia o dei cetrioli affettati disposti come gli occhi e la bocca di un viso umano, i partecipanti hanno giudicato ancora allettanti questi prodotti. È come se i consumatori imparassero ad accettare i segni del tempo su frutta e ortaggi esteticamente non più impeccabili: “Nei prodotti freschi l’invecchiamento determina delle variazioni evidenti, proprio come nell’uomo. Se i prodotti vengono antropomorfizzati si può creare un legame con le qualità umane dell’invecchiamento”, spiega Vanessa Patrick, tra gli autori dello studio.
Un terzo del cibo nel cestino
Ogni anno viene sprecato il 24% delle calorie prodotte per il consumo umano. Nel mondo circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo non viene consumato, una quantità pari a un terzo della produzione. La questione è così allarmante da essere finita nell’agenda delle Nazioni Unite tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile 2015-2030: il traguardo cui tendere è dimezzare la perdita di cibo pro-capite a livello di consumo e di commercio al dettaglio”.
Frutta e verdura sono fra i prodotti alimentari che vengono gettati più spesso in particolare quando non rispettano gli standard di mercato in termini di apparenza e freschezza. In questi casi sono del tutto sicuri, hanno ancora gusto e tutti i principi nutritivi pertanto possono essere mangiati in tranquillità. La valutazione estetica del prodotto, invece, pregiudica la valutazione complessiva del prodotto e alimenta lo spreco.
Se invece il consumatore è indotto a non soffermarsi sui difetti estetici dei prodotti con una vita già un po’ più lunga, si può facilitarne il consumo. Far scaturire dei sentimenti positivi dal contatto con il prodotto evidenziando dei tratti umani è la soluzione proposta dai ricercatori. Il loro studio potrebbe risultare utile ai produttori per creare specifiche campagne di marketing: “Rendere più attraenti per il consumatore dei prodotti che invece finirebbero nella spazzatura può permettere ai commercianti di evitare di ridurre i prezzi per i prodotti non più freschi”, conclude Patrick.
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