Motivare con ragioni salutistiche l’esclusione delle proteine animali dalla dieta non è detto che abbia pieno fondamento. La relazione tra il benessere cardiovascolare e il consumo di carne è infatti una questione complessa, come suggerisce un recente studio inglese che ha associato alle diete vegetariana e vegana un maggior rischio di ictus oltre che un minor rischio di infarto. Si tratta di uno studio prospettico, realizzato su un campione molto esteso (circa 50 mila individui) in poco meno di dieci anni e pubblicato su British Medical Journal, che non ha guardato al tema in termini di causa ed effetto ma di semplici correlazioni.
Se da un lato il minor apporto di colesterolo LDL nella dieta veg potrebbe risultare decisivo nella definizione degli effetti positivi per la malattia cardiaca, per la maggiore incidenza di ictus proprio il livello inferiore di questa sostanza potrebbe essere rilevante, così come la carenza di altri micronutrienti come la vitamina B12. Ma si tratta di aspetti non approfonditi nello studio e che necessitano di indagine ulteriore.
Maggiore incidenza di ictus emorragico tra ‘veg’
I dati analizzati fanno riferimento a una popolazione coinvolta in un vecchio studio realizzato a partire dal 1993. All’avvio della ricerca erano state comunicate le informazioni sullo stato di salute e sulla dieta. Nel 2010 una fetta del campione è stata ricontattata fornendo le medesime informazioni. I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi in base al regime alimentare: carnivori, pescatariani (pesce ma non carne) e vegetariani/vegani (i primi senza carne e pesce ma con latticini o uova, o entrambi, e i secondi senza alcun tipo di proteine di origine animale).
Rispetto alla cardiopatia ischemica, una condizione in cui il cuore riceve meno sangue e che vede l’infarto come una delle sue manifestazioni, l’incidenza era inferiore del 13% nei pescatariani e del 22% nei vegetariani/vegani rispetto ai carnivori. In quest’ultimo caso il decremento si traduceva in dieci casi in meno ogni mille individui in dieci anni. Ma con l’ictus il rapporto era rovesciato: nei vegetariani l’incidenza era maggiore del 20%, ovvero tre casi in più ogni mille individui in un decennio.
Sui possibili meccanismi dietro queste associazioni i ricercatori, provenienti dalla University of Oxford, hanno guardato anche ai fattori di rischio della salute cardiovascolare. Considerando infatti i dati relativi a pressione arteriosa, colesterolo, diabete, peso corporeo (tutti con un impatto minore tra i vegetariani), la relazione tra la dieta veg e l’incidenza della malattia cardiaca si indeboliva pur restando significativa. Tra i fattori chiamati in causa potrebbe esserci proprio il livello di colesterolo ‘cattivo’ ma senza escludere effettivamente il ruolo di diete con maggior consumo di frutta, verdura, legumi e maggior introito di fibre.
Quando i ricercatori hanno corretto l’associazione tra ictus e diete considerando i fattori di rischio cardiovascolare, questa non cambiava. E su questo fronte i livelli di colesterolo inferiori potrebbero essere un dato cui guardare con attenzione, come indicano anche altri studi citati dai ricercatori. In passato era emerso ad esempio che con una riduzione di 1 mmol/L di colesterolo ‘cattivo’ il rischio di ictus emorragico aumentava di poco più del 20%. Infine potrebbe essere importante anche la carenza di alcune sostanze che mancavano tra i seguaci delle diete veg nello studio, dalla vitamina B12 ad alcuni importanti amminoacidi.
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