Il mais è una coltura chiave per il sistema agroalimentare italiano; è elemento portante per l’alimentazione del patrimonio zootecnico, essenziale per quasi tutte le produzioni DOP, simboli del made in Italy alimentare nel mondo. Nonostante ciò, si sta assistendo, da una decina di anni, ad un forte calo produttivo, sia in termini di rese che di superfici coltivate.
Tra le cause che hanno provocato questa contrattura, oltre alle quotazioni poco remunerative, gioca un ruolo determinante la contaminazione da micotossine.
La granella di mais è soggetta ad infezione da parte di diverse specie fungine che provocano un accumulo di micotossine, prodotti del loro metabolismo secondario. Le micotossine che si riscontrano con maggiore frequenza nella granella di mais sono: aflatossine, prodotte da Aspergillus flavus, e fumonisine, prodotte da Fusarium verticillioides. Le micotossine sono tossiche per gli animali e per l’uomo; in particolare le aflatossine, cancerogene, con effetti soprattutto a livello del fegato, la cui assunzione può avvenire tramite vegetali contaminati e alimenti di origine zootecnica.
I rischi potenziali per la salute umana derivati dal consumo di alimenti contaminati dalla presenza di micotossine, hanno indotto le istituzioni nazionali ed internazionali a stabilire i valori limite del loro contenuto in granella di mais e prodotti da essa derivati (Regolamento (UE) N. 1126-2007, Regolamento (UE) N. 0574-2011).
La stagione 2018, pur rivelandosi la più calda degli ultimi venti anni, ha consentito risultati produttivi più che buoni, grazie alle frequenti precipitazioni che hanno mitigato lo stress alle colture. Le raccolte sono iniziate molto presto, favorite da tempo caldo e asciutto: la granella delle prime semine si è iniziata a trebbiare a metà agosto (Mazzinelli et al., 2019).
La Rete qualità mais, coordinata dal Centro di ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali di Bergamo, per la campagna scorsa ha raccolto 316 campioni di granella di mais provenienti da 42 centri di stoccaggio dislocati nelle regioni a vocazione maidicola: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. I campioni sono stati sottoposti a test Elisa immunoenzimatici specifici per aflatossina B1, fumonisine, deossinivalenolo e zearalenone.
Aflatossina B1 (AFB1). Solo il 3% dei campioni analizzati risultano avere un livello di aflatossina B1 superiore ai 20 μg/kg, valore limite per il mais destinato a materia prima nei mangimi (Regolamento CE, 2011). Il confronto con i dati ottenuti nei monitoraggi condotti dal 2012 al 2017, evidenzia che tale percentuale è tra le più basse rilevate negli ultimi 7 anni. Solo la campagna maidicola 2014, contraddistinta da un’estate mite e piovosa, non aveva fatto registrare la presenza di aflatossine nei campioni analizzati.
Fumonisine (FBs). Il 41% dei campioni di mais provenienti dai centri di essiccazione e stoccaggio della campagna maidicola 2018 ha mostrato un contenuto in FBs superiore ai 4000 µg/Kg (Grafico 3), valore limite per l’utilizzo della granella di mais a uso alimentare diretto (Regolamento CE, 2007). Le fumonisine (FBs) si confermano, anche per il 2018, le micotossine più diffuse nell’areale maidicolo italiano e la distribuzione della loro frequenza fra classi di concentrazione risulta essere, negli anni, la più omogenea e costante nell’ambito di tutte le micotossine considerate (Locatelli et al, 2019).
I risultati ottenuti confermano la presenza endemica di Fusarium verticillioides in Pianura Padana grazie ad un adattamento specifico alle condizioni ambientali e climatiche esistenti mentre Aspergillus flavus si sviluppa in maniera considerevole nell’ambito di annate con anomalie climatiche.
Deossinivalenolo (DON) e zearalenone (ZEA). Tutti i campioni di granella analizzati per la campagna maidicola 2018 hanno valori di DON e ZEA inferiori, rispettivamente, a 8000 µg/Kg e 2000 µg/Kg, valori di riferimento per il mais destinato a materia prima per mangimi (Raccomandazione CE, 2006); questo profilo è simile a quello osservato dal 2015 a oggi. Durante la campagna 2014, dove si era avuta un’estate fresca e piovosa, l’incidenza del DON superiore a 8000 µg/Kg era stata invece del 21%.
Il 2018 è stato un anno positivo per il mais, non solo dal punto di vista delle rese ma anche dal punto di vista sanitario: il 97% dei campioni di granella ha presentato un tenore di aflatossina B1 inferiore ai 20 µg/kg. Alla luce dei dati raccolti, riteniamo che le condizioni climatiche, l’applicazione di corrette agrotecniche, la messa in atto di strategie e azioni per il controllo dello sviluppo fungino, abbiano positivamente influenzato l’incremento produttivo e la qualità sanitaria del mais.
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Sabrina Locatelli, Stefania Mascheroni, Chiara Lanzanova, Nicola Pecchioni