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2013- 2017: Sperimentazione agronomica nazionale degli ibridi da trinciato

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La sperimentazione agronomica nazionale degli ibridi di mais da trinciato, coordinata dal CREA Centro di ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali, sede di Bergamo, consente una valutazione della resa e della qualità nutrizionale di ibridi commerciali di classe FAO 600 e 700 sviluppati dalle principali ditte sementiere e coltivati in prove replicate in diverse località del Nord Italia. I risultati di questa sperimentazione rappresentano ormai da più di 30 anni un tradizionale punto di riferimento per orientare la scelta varietale di tecnici e maiscoltori interessati al settore zootecnico. Negli ultimi anni, in particolare il 2016 e il 2017, a fronte di un numero di ibridi in prova pressoché invariato (in media 22 ogni anno), si è visto un progressivo calo nel numero delle località di prova. Ciò a causa di problemi tecnici nelle singole località (infestazioni da insetti), ma soprattutto di una cessazione, avvenuta a partire dall’anno 2015, dei finanziamenti a sostegno dei costi di sperimentazione. Va ricordato che questa sperimentazione è l’unica fonte di dati agronomici e nutrizionali pubblici, a disposizione degli agricoltori per la scelta dell’ibrido per la coltivazione.

I risultati della sperimentazione sono variabili da una stagione all’altra, in relazione sia al numero e alla tipologia degli ibridi in prova, che all’andamento meteorologico stagionale. Ogni annata è stata molto diversa dalla precedente, rendendo impossibile la previsione sulle stagioni successive, e di conseguenza aumentando la difficoltà della scelta varietale. Per esempio, dopo un’annata molto calda e siccitosa come il 2015, in cui si sono registrati solo 513 mm di pioggia totali, il 2016 è stato molto piovoso, con più di 1060 mm accumulati prevalentemente tra maggio e luglio. Confrontando questi dati climatici con la media delle temperature e delle precipitazioni degli ultimi 50 anni (dati non mostrati), si osserva un profondo mutamento rispetto al passato. La quantità di acqua disponibile è infatti distribuita in modo sbilanciato nella stagione agronomica, risultando eccessiva in alcuni periodi e quasi assente in altri. Spesso, inoltre, anche le riserve idriche accumulatesi in laghi e corsi d’acqua non sono sufficienti a garantire un’irrigazione continua nei periodi di maggiore necessità. Anche le temperature medie non seguono l’andamento tradizionale in cui si verifica un aumento lineare fino al picco di luglio-agosto, ma subiscono variazioni improvvise. Ciò si ripercuote inevitabilmente sulla coltura, ne determina variazioni di resa e qualità e richiede un continuo lavoro di breeding per la ricerca di ibridi resistenti alla siccità o alle alte temperature.

Sono state confrontate, per ogni anno, le medie degli ibridi di classe 600 e 700, che non hanno mostrato differenze significative. Nel 2013 gli ibridi sono stati caratterizzati da valori molto alti di amido (35,4% s.s.) e di ADL (3,7% s.s.); le abbondanti piogge primaverili hanno evidentemente consentito un buon accumulo di amido nei semi, ma resa e UFL sono risultate contenute, probabilmente a causa della pioggia in fase di raccolta. Il 2014 è risultato essere l’annata migliore, infatti la resa media è stata di 273,5 q/ha s.s., ciò probabilmente dovuto alle piogge abbondanti che hanno permesso uno sviluppo rigoglioso delle piante. Anche i valori di UFL e di NDFD erano elevati (96,5 UFL/q s.s. e 28,1%, rispettivamente). Il 2015 è stato invece caratterizzato da piante sofferenti per la siccità e per le temperature molto alte; in diverse prove le spighe hanno avuto sviluppo ridotto, di conseguenza i materiali raccolti hanno mostrato valori molto bassi di amido (21,9% s.s.). Sensibilmente più elevati sono risultati invece i valori delle componenti fibrose, in particolare NDF (48,7%) e ADF (29,4%). Nel 2016, l’anno più piovoso tra i cinque considerati, le piante hanno mostrato elevata qualità in termini di UFL (96,6 UFL /q s.s.), paragonabili al risultato del 2014 (96,5). Infine il 2017, per il quale sono stati elaborati i dati di 3 sole località, è stato caratterizzato da temperature di poco più basse rispetto al 2015, e ha prodotto piante con alto contenuto in fibra, in particolare NDF e ADF (48,0 e 27,6% s.s., rispettivamente).

La variabilità osservata nei campioni dei 5 anni è sintetizzata nel grafico relativo all’analisi delle componenti principali (Principal Components Analysis, PCA). La percentuale di variabilità spiegata dalla prima componente (PC1) è pari a 50,1%, quella relativa alla seconda componente (PC2) corrisponde a 32,2%. Dal grafico emerge che l’anno di coltivazione incide sulla qualità più del genotipo. Infatti, per esempio, i materiali coltivati negli anni 2013 e 2014 si differenziano nettamente da quelli coltivati nei tre anni seguenti. I campioni del 2013 (quadrante III) presentavano alti valori di amido e ADL, ma rese piuttosto basse. Nel 2014 (quadrante II) i trinciati hanno mostrato la qualità migliore, essendo caratterizzati da alte rese, elevati valori di UFL e buona digeribilità (NDFD). I campioni del 2016 (quadrante I) mostravano, come quelli del 2014, elevati valori di UFL e NDFD. Infine, nel IV quadrante sono raggruppati campioni coltivati negli anni 2015 e 2017, molto simili tra loro in termini di percentuale della componente fibrosa.
Visto il rapido turnover degli ibridi negli anni, è stato possibile trovare solo 3 ibridi comuni ai 5 anni, tutti di classe 700. La PCA relativa ai dati di questi 3 ibridi è mostrata in Figura 3. La percentuale di variabilità spiegata dalla prima componente (PC1) è pari a 47,2%, quella relativa alla seconda componente (PC2) corrisponde a 30,9%. Dal grafico, che rispecchia quello generale, si può notare che, nonostante un raggruppamento più marcato dei campioni coltivati nel 2014 e 2013 (quadranti II e III), il genotipo ha un effetto evidente. In particolare l’ibrido LG30.703 è sempre caratterizzato da alti valori di fibra, e si posiziona ogni anno nella parte del grafico corrispondente ai parametri ADL e ADF. Al contrario, l’ibrido MAS 78.T si posiziona tendenzialmente nell’area del grafico corrispondente a buoni valori di resa ed elevate percentuali di UFL e NDFD. L’ibrido SAGUNTO, infine, appare più condizionato dalle condizioni climatiche dei diversi anni.

Concludendo, la sfida che i breeders dovranno affrontare nei prossimi anni sarà quella di selezionare ibridi capaci di mantenere costanti le proprie performances qualitative e produttive, a fronte della variabilità delle condizioni metereologiche delle diverse stagioni.

Foto: © smereka – Fotolia

Michela Alfieri, Stefania Mascheroni, Gianfranco Mazzinelli, Rita Redaelli