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Riso, individuato modo per fermare diffusione del brusone

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Individuato un modo per fermare la diffusione del brusone, una malattia che distrugge ogni anno fino al 30% del raccolto mondiale di riso. Lo riporta uno studio pubblicato sulla rivista Science dai ricercatori dell’Università di Exeter (Regno Unito), secondo cui basterebbe disattivare una singola proteina del fungo Magnaporthe Oryzae – appartenente alla famiglia della Pyricularia Oryzae e responsabile di questa patologia – per intrappolarlo all’interno di una singola cellula vegetale e impedirgli d’invadere le foglie della pianta di riso.

Gli scienziati hanno scoperto il modo in cui il fungo riesce a modificare la propria struttura e a penetrare all’interno dei plasmodesmi, i canali naturali che mettono in comunicazione le cellule vegetali vicine attraverso le pareti cellulari. “Questa rappresenta una svolta eccitante perché abbiamo scoperto come il fungo è in grado di muoversi di nascosto tra le cellule del riso, senza farsi riconoscere dal sistema immunitario delle piante – afferma Nick J. Talbot, che ha coordinato l’indagine -. È chiaramente in grado di sopprimere le risposte immunitarie e di regolare i propri limiti fisici per passare attraverso uno spazio così ristretto. E tutto questo è dovuto all’azione di una singola proteina: è un’impresa notevole”.

I ricercatori hanno osservato che la capacità del fungo di eludere le difese immunitarie della pianta del riso dipende dall’azione di una proteina chiamata Pmk1, che permettebbe al parassita di muoversi all’interno dei plasmodesmi. Hanno quindi modificato tramite la manipolazione genetica la proteina per renderla suscettibile a un farmaco specifico. Grazie a questa tecnica, sono stati in grado d’intrappolare il fungo all’interno di una cellula e di arrestarne la diffusione. Inoltre, hanno rilevato che l’enzima Map-chinasi sarebbe responsabile della regolazione della crescita del brusone, e sperano che la scoperta consenta loro d’identificare i bersagli di questo enzima e, quindi, di determinare le basi molecolari della malattia.

Foto: © Quade – Fotolia.com

redazione