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Benessere animale e allevamento: le cose da sapere – Polli da carne

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Nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 12-4-2013 è stato pubblicato il Decreto 4 febbraio 2013 del Ministero della Salute, recante Disposizioni attuative in materia di protezione di polli allevati per la produzione di carne, ai sensi degli articoli 3, 4, 6 e 8 del Decreto Legislativo 27 settembre 2010, n. 181. Tali disposizioni prevedono la necessità di organizzare lo svolgimento di corsi di formazione rivolti ai detentori e ai proprietari dei polli e l’importanza dell’invio da parte del Veterinario del mattatoio al detentore e/o proprietario degli animali e al Veterinario dell’Autorità sanitaria competente i risultati dell’ispezione post-mortem, qualora venissero riscontrati segni sulle carcasse che facciano supporre condizioni di scarso benessere dei polli nel capannone di provenienza. In particolare nel Decreto vengono definiti “i concetti di violazione grave al benessere animale provato dalla presenza di segni evidenti di deterioramento alla salute, senza che il detentore abbia intrapreso azioni appropriate per la risoluzione delle carenze o delle violazioni riscontrate”. Sono inoltre fissatii criteri generali da seguire per l’autorizzazione alla troncatura del becco e alla castrazione dei polli con una nota specifica in cui la mancanza di tale autorizzazione equivale a violare gravemente il benessere animale.

Il decreto mette in evidenza il computo della densità di allevamento dei polli da carne e i criteri da seguire nel caso l’allevatore fosse interessato ad aumentare tale densità, in deroga prevista già dal Decreto Legislativo 181/2010. In particolare la Commissione Europea ha dimostrato che gli effetti diretti negativi di un’elevata densità sono:scarsa qualità della lettiera, scarse capacità motorie, dermatiti sulle piante delle zampe e inibizioni comportamentali(SCAHAW, 2000). Per cui la densità di allevamento deve essere uguale o minore di 25 kg/m2 perché si possa avere un buon grado di benessere animale evitando problemi più gravi; infatti, densità maggiori di 30 kg/m2, causano un’altissima diffusione di disturbi con un peggioramento delle capacità motorie e dell’umidità relativa nella settimana finale di produzione, anche in presenza di ottimi sistemi di controllo ambientale. A tal proposito, il controllo ambientale, misurato in termini di temperatura, umidità relativa, livelli di ammoniaca, qualità della lettiera e ventilazione, è un parametro risolutivo nell’attenzione al benessere.

Un punto critico che severamente impatta sul benessere dell’allevamento avicolo è la velocità di crescita che ad oggi è molto elevata raggiungendo i 90 g al giorno (Aviagen, 2009). L’intensa selezione genetica allo scopo di ottenere velocità di crescita alte con elevato rendimento in carne (specie del petto), accanto a miglioramenti continui nell’efficienza alimentare, ha portato ad avere polli con scarsa attività fisica, disturbi delle zampe e malattie metaboliche, oltre a sindrome da morte improvvisa (SCAHAW, 2000). Evidenze scientifiche hanno dimostrato che a parità di esposizione alla luce (18 ore di luce e 6 di buio) l’allevamento di razze a medioaccrescimento (45 g al giorno in media) rispetto a razze a veloce accrescimento (63 g al giorno in media) riduce la mortalità (1,5 contro 5,6%), le lesioni alle piante delle zampe (12,5 contro 83,0%) e le bruciature dei ginocchietti (11,5 contro 44,9%)(Cooper et al., 2008). Come in precedenza accennato l’esposizione alla luce è un parametro da attenzionare in allevamento:come prescritto dalla Legislazione Europea,il livello di esposizione deve essere di 20 lux con un minimo di 6 ore di buio (di cui 4 consecutive), al contrario dei vecchi sistemi di allevamento che prevedevano condizioni inferiori o uguali ai 5 lux e solo 1 ora di buio per ogni ciclo di 24 ore. Unamaggiore esposizione alla luce è garanzia di benessere come dimostrato dalla riduzione della mortalità (Rozenboim et al., 1999; Bricket et al., 2007; Knowles et al., 2008), dei disturbi ossei (Classen et al., 1991), e dell’ansia, e l’aumento delle attività motorie (Sanotra et al., 2002).

In particolare il benessere ottimale secondo Schwean-Lardner et al. (2012) si raggiunge con un programma di 16-17 ore di luce, in grado di ottenere un miglior profilo comportamentalein termini di attività motoria, alimentazione, accesso all’acqua, assenza di stress, e sviluppo di comportamenti finalizzati alla sopravvivenza e all’esplorazione. Sarebbe auspicabile la possibilità di avere accesso all’esterno anche per le razze a rapido accrescimento, giacchè garantisce l’attività tipica di esplorazione e di ricerca di cibo, insieme all’aumento della varietà di ambienti, delle fonti alimentari e dell’attività motoria ed in generale lo stato di benessere degli animali. L’accesso all’esterno rappresenta, tra l’altro, uno dei requisiti fondamentali per l’allevamento biologico in base al Regolamento CE 889/2008, che reca le modalità di attuazione del Reg. 834/2007.In tale regolamento si fa anche riferimento all’età minima di macellazione pari a 81 giorni, finalizzata a scoraggiare l’uso delle linee genetiche a rapido accrescimento utilizzate negli allevamenti intensivi, normalmente macellate tra i 42 e i 50 giorni.

In Italia, pur essendoci un patrimonio avicolo costituito da razze locali o autoctone o rurali, tutte a lento accrescimento, risulta complessa la definizione di un elenco di razze da destinare all’allevamento del pollo biologico, a causa delle rese basse e delle età di macellazione elevate, e della reperibilità delle quantità necessarie. Di fatto le linee genetiche commerciali, anche quelle a medio accrescimento, se allevate col metodo biologico possono presentare delle caratteristiche negative in termini di benessere e qualità della carne. Secondo quanto riportato, in definitiva, i punti chiave da tenere in considerazione per assicurare un buon grado di benessere nell’allevamento avicolo da carne sono la scelta di un’opportuna densità di allevamento, l’individuazione di razze con idoneavelocità di crescita, il controllo e l’arricchimento ambientale in grado di consentire l’esplicarsi del repertorio comportamentale specie-specifico.

 

Foto: Pixabay

Maria Giovanna Ciliberti e Mariangela Caroprese