Individuata una tecnica che fra 6-7 anni permetterà di fare a meno degli insetticidi: è possibile progettare le piante affinché uccidano i loro parassiti, modificandone il Dna. Lo evidenziano gli scienziati del Max-Planck-Institut für Molekulare Pflanzenphysiologie di Postdam (Germania), che hanno esaminato il modo d’inserire nelle colture frammenti specifici di RNA che, dopo essere stati ingeriti dagli insetti, provocano la disattivazione dei geni essenziali per la vita o per la riproduzione, determinando l’uccisione o la sterilizzazione degli insetti.
Durante uno studio pubblicato sulla rivista Trends in Biotechnology, i ricercatori hanno vagliato le possibilità di sfruttare il meccanismo definito “interferenza dell’RNA” (RNAi), attraverso il quale alcuni frammenti di RNA sono in grado d’interferire e di spegnere l’espressione genica. A loro avviso, fra 6-7 anni potrebbe essere possibile realizzare piante capaci di utilizzare questo meccanismo contro i parassiti, disattivando i geni che permettono agli insetti di sopravvivere o di riprodursi. L’impiego di questa tecnica potrebbe avere un impatto positivo sulla produttività dei raccolti, che non sarebbero più danneggiati dai parassiti, e sull’ambiente, perché renderebbe superfluo il ricorso agli insetticidi. Inoltre, non dovrebbe generare preoccupazioni circa l’eventuale tossicità delle colture per gli esseri umani.
“Il controllo dei parassiti basato sull’interferenza dell’RNA può fornire protezione e non avrebbe alcun costo, perché una volta che la varietà è stata sviluppata, la pianta potrebbe continuare ad usarlo invece di richiedere altre applicazioni di insetticida – afferma Ralph Bock, che ha coordinato l’indagine -. Le obiezioni mosse contro le proteine transgeniche implicano preoccupazioni sulla loro possibile tossicità o allergenicità per gli esseri umani, ma con la strategia d’interferenza dell’RNA non viene prodotta nessuna proteina, solo un RNA supplementare”.
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