La matematica potrebbe rappresentare un valido alleato nella lotta contro la necrosi letale del mais. Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista Phytopathology da un gruppo di ricerca internazionale, che ha usato i modelli matematici per individuare nuovi modi di contrastare questa malattia del mais, che costituisce una grave minaccia per la sicurezza alimentare nell’Africa subsahariana.
La necrosi letale del mais (maize lethal necrosis) nasce dall’interazione di due virus: il maize chlorotic mottle virus (Msmv) e un virus appartenente al genere potyvirus (spesso il sugarcane mosaic). Finora gli scienziati si erano però concentrati su un virus alla volta. In questo caso, invece, l’impiego dei modelli matematici ha permesso di analizzare la diffusione di entrambi i virus contemporaneamente, fornendo nuove informazioni sulla malattia, che consentiranno agli agricoltori di affrontarla in modo più efficace.
“Abbiamo sviluppato un nuovo quadro per individuare l’attività dei virus coinvolti, come quelli che causano la necrosi letale del mais, anche quando non esistono molte informazioni biologiche – spiega Nik J. Cunniffe, dell’Università di Cambridge, che ha coordinato la ricerca -. Quando due virus infettano una pianta possono interagire tra loro per causare problemi significativamente peggiori e maggiori perdite del raccolto. Per un piccolo agricoltore la diffusione della necrosi letale del mais nella piantagione può essere devastante”.
Nello specifico, gli studiosi hanno scoperto che combinare la rotazione delle colture usando semi privi di virus, rimuovendo le piante che presentano i segni della malattia e controllando gli insetti parassiti, rappresenta il modo migliore per combattere la necrosi letale del mais. Inoltre, l’impiego della matematica ha permesso di evidenziare le differenze nella capacità dei piccoli e dei grandi agricoltori di evitare la perdita del raccolto.
“I grandi coltivatori hanno maggiori risorse a disposizione per acquistare insetticidi e semi privi di virus, due misure che possono ridurre notevolmente la gravità della malattia – conclude il dottor Cunniffe -. La rotazione delle colture (una componente importante per i produttori più piccoli) interferisce con la trasmissione del virus da una stagione all’altra, ma richiede un coordinamento tra gli agricoltori per evitare che il virus non si sviluppi nei campi circostanti”.
Foto: Pixabay
redazione