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Mangimi, la spettroscopia per “diagnosticare” la composizione

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L’impiego di uno strumento diagnostico,  spettroscopia nel vicino infrarosso (Nirs – near infrared reflectance spectroscopy). potrebbe permettere di scoprire la precisa composizione dei mangimi. Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista Crop Science dai ricercatori della Cornell University di Ithaca (Usa), coordinati dal professor Jerry Cherney.

L’esperto sottolinea che proprio come le persone possono consultare le etichette per scoprire le quantità di grassi, sodio e carboidrati presenti nel cibo, gli allevatori hanno diritto di conoscere le percentuali dei diversi ingredienti contenuti nei mangimi. In particolare, quelli che allevano le mucche devono essere sicuri che questi animali consumino sempre la corretta quantità di erba e di legumi, affinché la loro dieta sia sana ed equilibrata. Tuttavia, quando questi due ingredienti sono mischiati, è difficile sapere con precisione quale sia la dose di ciascun elemento all’interno della miscela.

Per scoprirlo, il professor Cherney spiega che è possibile utilizzare una tecnica diagnostica chiamata spettroscopia nel vicino infrarosso (Nirs – near infrared reflectance spectroscopy), generalmente impiegata in ambito clinico per misurare i livelli di ossigenazione dei tessuti. Lo specialista afferma che Nirs può essere utilizzata efficacemente anche per valutare con precisione la composizione dei mangimi.

Le molecole dei legumi e quelle dell’erba vibrano a frequenze diverse, emettendo un’energia invisibile nota come raggi infrarossi. Utilizzando lo strumento diagnostico è, quindi, possibile misurare le specifiche lunghezze d’onda degli infrarossi e, pertanto, determinare in che misura un alimento per animali contiene legumi o erba. Tuttavia, per fornire indicazioni accurate, Nirsa dev’essere accuratamente calibrata. Il problema sorge qui: in passato ogni taratura dipendeva dallo strumento utilizzato. Il team guidato da Cherney ha sviluppato un sistema che può essere utilizzato da diversi tipi di Nirs. Dopo averlo testato su 98 campioni diversi di mangimi, hanno osservato che le misurazioni risultano sempre uniformi, anche se per effettuarle vengono utilizzati dispositivi differenti. 

 

Foto: Pixabay

redazione