La Commissione Europea si è rivolta all’EMA (European Medicinaes Agency) per definire un piano di azione contro la minaccia crescente delle resistenze antimicrobiche e per fornire suggerimenti in merito alle misure da intraprendere per gestire il rischio che l’utilizzo inappropriato degli antibiotici negli animali può rappresentare per l’uomo.
A tal proposito, nel 2009 su richiesta della stessa Commissione europea, nasce il progetto ESVAC (European surveillance of veterinary antimicrobical consumption), uno strumento seguito dall’EMA e finalizzato alla raccolta dei dati relativi all’uso in Europa degli antibiotici in veterinaria, al fine di stabilire delle misure volte a garantirne un utilizzo responsabile. In tale progetto l’EMA si è avvalsa dei contributi dell’ECDC (European Centre for Disease prevention and Control) e dell’EFSA ed ha predisposto un protocollo standardizzato per la raccolta dei dati.
Nello stesso anno, anche il nostro Ministero della Salute ha avviato campagne di sensibilizzazione contro l’uso profilattico di antibiotici negli allevamenti; oltre a corsi di formazione in collaborazione con il Laboratorio nazionale di riferimento per la resistenza antimicrobica, sulla sorveglianza e farmacovigilanza, in particolare sui principi di base di un uso prudente degli agenti antimicrobici negli animali da reddito. Inoltre, è stato attivato un sistema informativo, comprensivo di segnalazioni allo stesso Ministero della Salute sui volumi di prescrizioni nelle Regioni italiane, per stimare il numero totale di prescrizioni emesse in ogni Regione italiana, suddiviso per categoria di animali (da reddito, da compagnia, scorte, mangimi medicati, cascata) e per specie (numero di prescrizioni medi annuali per specie). Tale ricognizione ha permesso alle Autorità locali competenti di identificare in un dato anno i settori più problematici in cui la resistenza antimicrobica era da affrontare l’anno successivo.
A fronte di tutto ciò, nel 2010, è stato pubblicato un primo rapporto ESVAC sui dati di vendita degli antibiotici in 19 paesi europei, ove però non erano presenti quelli dell’Italia; i dati utilizzati sono stati forniti oltre che dai grossisti, dai titolari AIC (Autorizzazione Immissione in Commercio), dalle farmacie e in alcuni Stati anche dai mangimifici (vendita delle premiscele utilizzate nei mangimi medicati). Al fine di poterli paragonare con i dati dei diversi Stati membri, i valori relativi alla quantità di antimicrobici venduti sono stati normalizzati utilizzando l’unità di correzione della popolazione (PCU), trattasi di un valore teorico determinato sulla base del peso medio al quale vengono effettuati i trattamenti, del numero di animali macellati nell’anno e tenendo in considerazione gli animali importati ed esportati per essere ingrassati e macellati. Tali dati facevano riferimento agli animali produttori di alimenti inclusi i cavalli, mentre non erano stati inseriti nei calcoli i dati relativi agli animali da compagnia, aventi un impatto minimo sui valori complessivi.
Di seguito la pubblicazione di un altro Rapporto che faceva riferimento al 2011, coinvolti ben 25 paesi, tra cui l’Italia. Da un raffronto tra i due reports, è emerso che tra il 2010 ed il 2011 si è registrato un calo delle vendite espresse in mg/PCU (0.4% – 28%), maggiormente a carico delle premiscele, delle polveri orali e delle soluzioni orali; si è evidenziata un’ampia differenza tra il paese con meno vendite e quello con maggior vendite, variabilità che è probabile si possa attribuire alle diversità che esistono nella composizione del patrimonio zootecnico dei vari paesi, nelle formulazioni dei diversi medicinali veterinari e nelle differenze delle posologie.
Da un’analisi risultavano maggiormente vendute le forme farmaceutiche utilizzate per i trattamenti di massa (36% premiscele medicate), mentre il resto era utilizzato per il trattamento dei gruppi (48% polveri orali solubili) e (8% soluzioni orali). In tale rapporto, anche in l’Italia si è assistito ad un calo delle vendite (13%), questi è stato riscontrabile in quasi tutte le classi di antimicrobici (tetracicline, polimixina, sulfamidici e pleuromutiline) ed è dovuto al fatto che dal 2009, vi è stato un miglioramento continuo delle attività di informazione e formazione sull’uso razionale dei medicinali veterinari.
Con il tempo si è raggiunta una maggiore consapevolezza della problematica “Antibiotico resistenza”, tale che, nella recente pubblicazione del rapporto del 2012, si è evidenziato un ulteriore riduzione dei dati di vendita (0.4% – 49%), con un calo complessivo pari al 15% circa. Tali dati fanno riferimento approssimativamente al 95% della popolazione degli animali produttori di alimenti.
In tale Rapporto sono stati presi in considerazione i dati di vendita di 26 Paesi, nel complesso gli agenti antimicrobici più venduti sono stati le tetracicline (37%), le penicilline (22%) e i sulfamidici (10%); per quanto riguarda i CIA (Critically Important Antimicrobial), le vendite totali hanno riguardato le cefalosporine di 3a e 4a generazione, di queste, nessuna forma farmaceutica è stata applicata ai trattamenti di gruppo, i fluorochinoloni (1.7%) e i macrolidi (0.8%), di cui premiscele, polveri e soluzioni orali ed iniettabili.
Risulta evidente un cambiamento nella modalità di vendita degli antimicrobici utilizzati per gli animali da compagnia (compresse), infatti sono aumentate le vendite totali (tra il 10 – 100%); poiché nel rapporto gli iniettabili vengono inclusi nelle vendite degli animali da produzione alimentare e soltanto alcuni di questi vengono utilizzati per gli animali da compagnia, non è possibile avere un quadro completo per tale categoria.
In tale ambito, l’Italia presenta un ulteriore riduzione delle vendite totali (20%), dovuta principalmente al calo delle tetracicline (dal 35.7% del 2011 al 31.2% del 2012) e dei sulfamidici (dal 12.2% del 2011 all’11.3% del 2012).
Osservando tali dati emerge che dal 2009 ad oggi molto è stato fatto per un uso razionale e responsabile degli antimicrobici, ne consegue però, che i dati sopra indicati non sono di per sé sufficienti per determinare delle strategie, ma devono essere utilizzati in modo complementare con le altre fonti di informazione disponibili, affinché si possa avere una valida base di riferimento sui dati di vendita effettivi degli antimicrobici in Europa.
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Filomena Bifulco