Home Ricerca La genomica migliorerà l’efficienza nella nutrizione delle vacche da latte

La genomica migliorerà l’efficienza nella nutrizione delle vacche da latte

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L’efficienza nell’alimentazione delle vacche da latte rappresenta uno dei settori della ricerca per la nutrizione animale che ha dato minori risultati, rispetto invece ai successi nel campo degli avicunicoli, di suini e bovini da carne. La spiegazione di questo ritardo la danno gli esperti del Dipartimento per l’Agricoltura del governo Usa che hanno avviato un progetto di marcatura genetica per individuare nuovi strumenti di efficientamento. “Uno dei motivi per cui le vacche da latte rappresentano una sfida nella stima nella stima del rendimento netto sono le grandi fluttuazione nel loro bilancio energetico che si verificano durante tutto il ciclo di lattazione annuale”, spiega Erin Connor, biologo molecolare che lavora presso il laboratorio di Genomica animale dell’USDA.

 

Gli esperti americani stimano che giovenche in crescita e vacche nel periodo di asciutta abbiano un peso non indifferente sul reddito dei produttori. I ricercatori suggeriscono, per ovviare al problema, di introdurre un indice di calcolo (RFI) migliorato in base alle caratteristiche genetiche dell’animale. L’RFI viene calcolato come differenza tra l’assunzione di mangime reale e il consumo di mangime previsto, sulla base di un modello che tiene conto dell’energia necessaria per sostenere uno sviluppo adeguato dell’animale. Generalmente, questo rapporto viene elaborato a partire da caratteristiche fisiche dell’animali, come il peso corporeo, la produzione di latte, la larghezza del torace e l’altezza. Secondo i ricercatori americani introducendo un principio di selezione genetica sarebbe possibile garantire una maggiore efficienza ai produttori nell’utilizzo dei mangimi.

 

Il passaggio successivo sarebbe quello di avere un parametro costruito unicamente sulle caratteristiche genetiche dell’animale. Basterebbe un prelievo del sangue e l’analisi di alcuni geni per riconoscere il profilo energetico dell’animale, eliminando la necessità di procedere a elaborate e continue misurazioni dei tratti fisici e quindi gli errori dovuti a misure scorrette.

 

Foto: Pixabay

co.col.