Una varietà di soia ad alto contenuto di acido oleico da destinare all’industria dei prodotti alimentari trasformati per mandare in pensione l’olio di soia parzialmente idrogenato ricco di grassi trans – come tutti gli oli idrogenati – e pertanto pericoloso per la salute di cuore e arterie: la sana alternativa arriva dai laboratori dei ricercatori della University of Missouri (Stati Uniti) guidati da Grover Shannon, esperto di scienze vegetali.
Attualmente per stabilizzare gli oli – di soia ma anche di altri vegetali – utilizzati nella preparazione dei prodotti alimentari trasformati è necessario passare attraverso il processo dell’idrogenazione (una reazione chimica con la quale si aggiungono atomi di idrogeno a una molecola di un composto). Lo scorso novembre la Food and drug administration (Fda) ha deciso, sebbene in via provvisoria, che gli alimenti preparati con oli parzialmente idrogenati non sono sicuri per il consumo per via dei grassi trans in essi contenuti, molto dannosi per l’organismo umano e responsabili di diverse malattie cardiovascolari: se la decisione dell’Fda dovesse venire confermata in via definitiva, i produttori di alimenti trasformati non saranno più autorizzati a vendere cibi contenenti oli parzialmente idrogenati.
La soluzione potrebbe dunque essere proprio nella nuova varietà di soia ad alto contenuto di acido oleico: l’olio derivato da questa nuova pianta sarà privo di grassi malsani. Per raggiungere il suo risultato Shannon ha collaborato con Kristen Bilyeu, insegnante nel dipartimento di scienze vegetali ed ex genetista molecolare: “Abbiamo unito due geni responsabili di un contenuto di acido oleico nella soia rispettivamente pari al 35% e al 30% – spiega Shannon -. Abbiamo ottenuto un super-contenuto di acido oleico pari all’80%“. Shannon spiega che generalmente la soia contiene acido oleico a un tasso circa del 23%.
L’obiettivo è ancora però lontano dall’essere raggiunto. “Stiamo ancora nella fase dell’infanzia della scoperta. Ogni giorno andiamo avanti e scopriamo cose nuove – conclude lo studioso -. Se questa cosa prende piede, sarà una cosa enorme. Avrà un gradissimo impatto non solo sugli agricoltori, ma anche sui consumatori“.
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Miriam Cesta