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Mangimistica contro alimentazione umana: nessuna competizione per le risorse

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Le risorse alimentari destinate al settore mangimistico non sottraggono cibo alla popolazione umana. A dimostrarlo è uno studio del Council of Agricultural Science and Technology (CAST), che getta luce su una polemica alimentata da varie associazioni in tutto il mondo. “C’è la percezione che se diamo da mangiare mais agli animali o se alleviamo bestiame sottraiamo di fatto risorse alle persone affamate – spiega Jude Chapper, esperta di Scienze Animali della Montana State University e della Washigton State University, responsabile dello studio – Per questo abbiamo voluto essere sicuri con una base scientifica se fosse vero, falso o discutibile. E come per la maggior parte delle cose, tutto ciò è molto discutibile”.

 

“Uno dei fattori più importanti è la frequente convinzione che si diano da mangiare semplicemente mais e soia, ad esempio, ai bovini – precisa Capper – e le persone tengono poco in considerazione la quantità di prodotti secondari che vengono dati da mangiare a questi animali”. Questi prodotti secondari, ad esempio i cereali residui dai processi di distillazione, gli involucri dei semi di cotone, i residui delle mele e la polpa degli agrumi, non possono essere destinati all’alimentazione umana, mentre rappresentano una fonte di nutrienti importante per gli animali, che li convertono in carne, uova e latte. “Tanto più si va avanti, soprattutto nel caso dei ruminanti, quanto più riusciamo a sostituire alcuni dei mangimi più tradizionali con alcuni dei mangimi fibrosi che ricaviamo dalla produzione dei cereali e ottenere ancora prodotti molto salutari e sani sotto forma di carne e latte”, spiega Larry Berger, coautore della ricerca.

 

Il punto cruciale, spiega il ricercatore, è il rapporto tra la quantità di proteine commestibili per l’uomo che viene destinata all’alimentazione animale e la quantità di proteine commestibili per l’uomo che si ottengono dai processi di allevamento. “Nel caso dei ruminanti, ad esempio, otteniamo più proteine commestibili per l’uomo – precisa Berger – Utilizzando come mangime 225 grammi di cereali residui dai processi di distillazione o di insilato di erba medica si ottengono più di 450 grammi di proteine commestibili per l’uomo per ogni unità di proteine che entrano nel sistema”.

 

Foto: Pixabay

Silvia Soligon