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Wwf, il fotovoltaico non minaccia la disponibilità di suolo

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Lo sviluppo del fotovoltaico non minaccia i terreni destinati all’uso agricolo. Secondo i risultati dello studio “L’atlante del Fotovoltaico” (Solar PV Atlas), presentati dal Wwf al World Future Energy Summit che ha chiuso i battenti lo scorso 17 gennaio a Dubai, per soddisfare il fabbisogno di energia elettrica stimato per il 2050 sarebbe sufficiente installare pannelli solari sull’1% del suolo mondiale anche se il fotovoltaico fosse l’unica fonte di energia disponibile.

 

Lo studio è frutto della collaborazione tra il Wwf e tre aziende del settore fotovoltaico – First Solar, 3TIER e Fresh Generation – e ha preso in considerazione il caso di sette diverse regioni del pianeta: l’Indonesia, il Madagascar, il Messico, il Marocco, il Sud africa, la Turchia e il Madhya Pradesh (in India). I livelli di insolazione media in queste aree geografiche sono diversi, ma buoni in tutti i casi. Anche il loro ambiente naturale è diverso, ma nonostante queste differenze in tutte queste regioni il potenziale di sviluppo del fotovoltaico è molto elevato.

 

Per quanto riguarda la nostra realtà nazionale, Mariagrazia Midulla, responsabile Clima e Energia di Wwf Italia, ha sottolineato che “in Italia continuano a prevalere gli interessi degli idrocarburi e la mancanza di capacità di futuro. Gli assolati tetti delle nostre città, delle industrie e dei centri commerciali, oltre che le tante aree dimesse, non vedono una forte presenza di impianti solari, al contrario di quel che avviene in Paesi con meno insolazione. Potremmo ricominciare da lì”.

 

La scelta tra risparmio energetico e conservazione del territorio non è, perciò, obbligata. Ciò che conta è ottimizzare la pianificazione dell’uso della tecnologia fotovoltaica, che ha tra i suoi benefici la riduzioni delle emissioni di gas serra e metalli pesanti, la diminuzione del consumo d’acqua, un basso impatto ambientale e ritorni economici in tempi brevi.

 

Foto: Pixabay

Silvia Soligon