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Un virus proteggerà gli allevamenti avicoli dalle infezioni intestinali

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A garantire la salute degli allevamenti avicoli potrebbe essere un virus che uccide i microbi responsabili delle infezioni intestinali. Lo hanno identificato i ricercatori dell’US Department of Agriculture (USDA) in una ricerca pubblicata sulla rivista Agricultural Research.

 

La scoperta è stata resa possibile dall’utilizzo di una metodologia, la cosiddetta metagenomica, che permette di analizzare contemporaneamente il materiale genetico di migliaia di microrganismi senza doverli isolare singolarmente. Lo scopo iniziale dei ricercatori era identificare i microbi responsabili delle infezioni intestinali che, mettondo a rischio la salute degli allevamenti di polli e tacchini, aumentano i costi di produzione. Nell’intestino dei tacchini gli scienziati hanno identificato, oltre ai già noti virus aviari, come gli astrovirus, i reovirus e i rotavirus, nuovi microrganismi, come i picobirnavirus, noti per la loro capacità di causare disturbi intestinali in altri animali, ma non nei tacchini e un calicivirus spesso associato a malattie intestinali umane.

 

Fra i nuovi microbi identificati, uno dei più interessanti è il virus phiCA82, appartenente alla categoria dei fagi, virus che infettano i batteri e si replicano al loro interno distruggendone il rivestimento esterno. Per questo motivo phiCA82 potrebbe essere utilizzato in alternativa agli antibiotici, soprattutto nel caso in cui il microbo da uccidere sia resistente all’azione dei farmaci già in uso.

 

Laszlo Zsak, responsabile della ricerca, ha spiegato che prima di poter applicare questa scoperta agli allevamenti “bisognerà effettuate nuovi studi per capire se fagi come questo uccidono realmente i batteri che infettano. Una volta identificato questo meccanismo potremo mettere a punto sistemi identici per attaccare e uccidere questi patogeni”. Infatti per aiutare il pollame a sconfiggere alcuni batteri basterebbe identificare il gene necessario per la distruzione del rivestimento esterno dei batteri e inserirlo in un organismo innocuo, come il lievito, da aggiungere ai mangimi.

 

Foto: Pixabay

Silvia Soligon