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Il futuro dell’agricoltura è nelle radici delle piante

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Radici più efficienti permetteranno di aumentare significativamente le rese delle coltivazioni anche in cindizioni di aridità estrema. A dirlo sono i ricercatori dell’University of Western Australia, secondo cui piante dalle radici più forti potranno continuare a sfamare il mondo nonostante i crescenti problemi di siccità e le incombenti variazioni climatiche. Lo studio che ha portato a queste conclusioni è stato pubblicato sulla rivista Plant Soil.

 

Gli scienziati, guidati da Zed Rengel e Kadambot Siddique, hanno utilizzato nuove tecniche di selezione e modelli computerizzati avanzati per studiare la variabilità dell’apparato radicale della pianta di lupino. “Abbiamo analizzato la più grande collezione genetica di lupino al mondo e abbiamo identificato un’enorme variabilità genetica nell’apparato radicale – spiega Rengel -. In nostri risultati possono essere utilizzati per ottenere attraverso incroci nuove varietà di lupino con un sistema radicale e funzioni della radice modificati che potrebbero avere rese maggiori in terreni con disponibilità limitata d’acqua e di nutrienti”. Siddique ha sottolineato che questo approccio di ricerca potrebbe essere utilizzato anche per studiare la variabilità delle radici dei cereali.

 

Radici in grado di catturare efficientemente acqua e nutrienti sono fondamentali per ottenere grandi rese su terreni aridi. L’alternativa sarebbe quella di aumentare l’uso dei fertilizzanti a base di azoto e fosforo, con conseguente incremento dei costi per gli agricoltori. Viceversa, radici più efficienti ridurrebbero le spese. Non solo, un miglior approvvigionamento di azoto potrebbe anche far aumentare significativamente la qualità dei semi.

 

Foto: Pixabay

Silvia Soligon