I prodotti della zootecnia mantengono il dominio nella produzione agroalimentare e vitivinicola di qualità. Tra i primi dieci prodotti Dop e Igp per valore – esclusi i vini – ci sono infatti solo due di origine non animale: l’Aceto balsamico di Modena, al quinto posto, e la Pasta di Gragnano al nono. I formaggi mantengono il primato con 4,5 miliardi di euro e una crescita pari al 10%. È il quadro emerso dall’ultima indagine Ismea-Qualivita dedicata ai prodotti Dop, Igp ed Stg italiani nel 2019.
Tutto il comparto continua a incontrare il favore dei consumatori domestici e fuori dai confini italiani. In Italia le vendite alimentari sono in aumento del 4,6%, considerando solo quelle a peso fisso. E questo dato si mantiene con il segno positivo anche nel 2020, l’anno segnato dalla crisi del settore Horeca e dei consumi fuori casa. Nel primo semestre del 2020, infatti, l’incremento degli acquisti al dettaglio dei prodotti Ig è stato del 12%, maggiore di quello di tutto l’agroalimentare italiano.
Sardegna e Toscana guidano il settore delle carni fresche
I primi due prodotti per valore alla produzione nel 2019 nel comparto cibo sono il Grana padano e il Parmigiano reggiano, entrambi oltre il miliardo e mezzo di euro. Al quarto posto la Mozzarella di bufala campana. Il valore alla produzione di 4,5 miliardi si accompagna a un valore al consumo di 7,5 miliardi (+5%) e a una produzione di 549 mila tonnellate, in lievissimo aumento dell’1%. Il suo valore all’export ha fatto segnare un record: per la prima volta è stato superato il muro dei due miliardi. Le regioni che beneficiano di più sono Emilia-Romagna e Lombardia (1,6 e 1,5 miliardi).
Ai piedi del podio si posiziona il Prosciutto di Parma, portabandiera dei prodotti a base di carne che scontano però un calo del valore alla produzione rispetto al 2018: – 4,7% con una quota di 1,9 miliardi di euro. Ma i consumi sono in crescita, vicini a 5 miliardi di euro grazie al +3,5%. Molto positivo il dato dell’export: anche in questo caso, come per i formaggi, si è registrato un record con il superamento dei 600 milioni di euro. Metà del valore della produzione di questo segmento si forma in Emilia-Romagna (oltre un miliardo) e poi in Friuli-Venezia Giulia e Lombardia.
Bene anche il fronte delle carni fresche, con una crescita seppur molto contenuta: +0,9%. Il valore alla produzione si attesta così a 92 milioni di euro e quello al consumo a 196 milioni di euro (un dato che sconta la mancata rivalutazione dei prezzi unitari per l’intero settore carneo). L’export ha fruttato 10 milioni di euro ma meno dell’anno scorso (-2,9%). A livello territoriale, l’impatto delle produzioni di qualità si concentra per oltre la metà in Sardegna e Toscana (rispettivamente 20 e 18 milioni di euro).
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