Il settore lattiero-caseario europeo è stato caratterizzato, da gennaio a settembre 2020, da un certo dinamismo. Gli indicatori di mercato hanno fatto segnare delle variazioni in risposta all’emergenza sanitaria e alle misure per il contenimento dei contagi. Nel suo ultimo rapporto Tendenze di ottobre, Ismea ha rilevato, ad esempio, un aumento dei prezzi dei derivati del latte sulla scorta della ripresa della domanda mondiale, dell’export di formaggi e delle consegne dei principali Paesi.
Giù l’export di formaggi Ue verso gli Usa
I prezzi dei prodotti lattiero-caseari sono crollati con l’esplodere della pandemia di Covid-19 e l’adozione delle misure anti-contagio. Poi si è assistiti a una timida ripresa, sebbene resti ancora incertezza alla luce dell’evoluzione dell’emergenza sanitaria. Burro e formaggi hanno avuto un andamento simile. Il prezzo del burro ha toccato il minimo in primavera, poi è aumentato fino a 3,5 euro/kg grazie al sostegno all’ammasso privato deciso dall’Ue e alla risalita della domanda mondiale. La Cina ha aumentato gli acquisti di burro del 46% tra gennaio e giugno, ad esempio, mentre l’Ue ha aumentato di circa un terzo le proprie spedizioni verso i mercati di destinazione in Medioriente e Nord Africa. Per i formaggi il recupero iniziato nel corso dell’estate ha permesso di avvicinarsi ai livelli medi dell’anno scorso. Anche in questo caso hanno pesato gli stessi fattori e c’è stato un aumento dell’export Ue di formaggi dell’11% da gennaio a luglio con, tuttavia, una brusca frenata, pari proprio all’11%, delle spedizioni verso gli Usa.
Diversa la situazione per il latte in polvere. Il prezzo è a 2,16 euro/kg ma il mercato sembra entrato in una fase di stallo. La domanda è meno dinamica e l’export sull’asse Ue-Asia si è ridotto del 14% tra gennaio e luglio. La Cina ha ridotto l’import di latte scremato in polvere del 10% mentre l’ha aumentato dell’1% per quello intero (proveniente però quasi del tutto dalla Nuova Zelanda); il siero in polvere ha visto un balzo in avanti del 37%. Di riflesso, l’andamento dei prezzi dei prodotti derivati e delle polveri ha avuto effetto anche sul latte in stalla: dopo la riduzione a 32,6 euro/quintale di giugno c’è stato un calo a settembre a 33,4 €/kg (stima).
Cresce la produzione industriale
Sulla domanda pesa l’incognita della stretta delle restrizioni anti-contagio. Sulla tenuta dei prezzi – sottolinea Ismea – potrebbe poi incidere l’aumento dell’offerta di latte che sta per toccare il picco nell’emisfero australe: +1% in Nuova Zelanda, +5% in Australia. Anche negli Stati Uniti la produzione è prevista in aumento dell’1,8% e del 2% in Ue. Tra i Paesi membri hanno aumentato le consegne i principali produttori: Belgio (+4,3%), Italia (+4%), Irlanda (+3,8%), Polonia (2,7%), Paesi Bassi e Spagna (entrambi +2,2%).
Con più materia prima, la produzione industriale ha fatto segnare un nuovo slancio nell’Ue-27, premiando soprattutto i prodotti più stoccabili: +4,7% per il latte intero in polvere, +1,9% per quello scremato, +3,7% per il latte alimentare, formaggi a +2%, burro a +1,6%.
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