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Lattiero-caseario, nel 2020 cresce la spesa domestica in Italia

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Il settore lattiero-caseario è tra quelli che più hanno risentito dell’impatto della gestione della pandemia in Italia. Sono cambiati i consumi, l’export ha segnato un calo e anche i prezzi hanno subito variazioni alla luce dell’emergenza sanitaria. Ismea ha valutato l’andamento del comparto in Italia da gennaio 2020 nel suo ultimo rapporto Tendenze di ottobre. 

Stabili i prezzi delle materie prime come i mangimi

I prezzi all’origine dei prodotti lattiero-caseari sono diminuiti tra gennaio e settembre come ha fatto segnare l’Indice Ismea: -9,7%. Ha pesato la flessione dei prezzi dei formaggi duri, che sfiora il 15%, e del latte alla stalla, -8,6%. Anche i contratti di fornitura all’industria degli allevatori della Lombardia hanno registrato un ribasso e questo per una serie di motivi. Certamente l’emergenza sanitaria, quindi il crollo dei consumi fuori casa e la caduta dei prezzi dei formaggi grana. A settembre il prezzo del latte crudo è stato fissato a 36,5 centesimi al litro, inferiore di 4,5 cent rispetto allo stesso periodo di un anno prima, per poi scendere a 35 cent a fine anno. Anche l’aumentata disponibilità di materia prima ha inciso sulla fissazione del prezzo alla stalla, per via di un forte aumento delle consegne ai caseifici (+4% tra gennaio e luglio) avendo immesso sul mercato il latte non utilizzato per la lavorazione di formaggi grana. 

Gli esperti prevedono che il calo continui anche nel 2021, pertanto la redditività degli allevatori è a rischio. E questo nonostante i costi delle materie prime – a cominciare dalla stabilità dei prezzi dei mangimi – siano contenuti. Una sponda arriva, inoltre, dalla soddisfacente capacità di auto-approvvigionamento grazie alla buona stagione foraggera. La dinamica è confermata dall’Indice dei prezzi degli input produttivi che segna, per i bovini da latte, -3,8% tra gennaio e settembre su base tendenziale, addirittura -4% per i mangimi.

Complice il calo dell’export e della spesa alimentare fuori casa i prezzi delle due Dop Grana Padano e Parmigiano Reggiano sono diminuiti sul mercato all’ingrosso rispettivamente del 23% e del 29% quasi. Questo a fronte di un aumento delle produzioni: +2,2% e +5,3% sempre gennaio-settembre su base tendenziale. Come nel resto d’Europa, anche in Italia i prezzi del burro hanno cominciato ad aumentare in primavera-estate con la riapertura del canale Horeca (+35%). 

Commercio estero

Le difficoltà logistiche e le restrizioni nei Paesi di destinazione (l’Horeca estero è il primo canale di sbocco dei prodotti caseari italiani) ha inferto un duro colpo al settore, soprattutto dopo un 2019 molto positivo. Da gennaio a luglio c’è stato solo un aumento dello 0,6% in valore e del 3,1% dei volumi esportati, un dato che indica una flessione dei prezzi. In particolare sono crollate le spedizioni verso Usa e Giappone: -21% e -10%. Tra i diversi formaggi c’è stato un andamento diverso: Grana Padano e Parmigiano Reggiano hanno fatto segnare un aumento dei volumi del 2% e un calo degli introiti del 4%. Per i freschi: +7,4% in valore e + 7,7% in volume.  

C’è stato poi un forte calo dell’import di latte in cisterna per via della disponibilità di materia prima nazionale e della minore domanda dell’industria di trasformazione, anche a fronte di prezzi in aumento: l’import dalla Germania, ad esempio, è sceso del 30%. Anche l’import di formaggi è sceso del 10%, sia per i freschi (-10,6% in volume e -13,1% in valore), che per i semiduri (-8,2% in volume e -5,0% in valore). In aumento invece l’acquisto dai Paesi esteri di latte confezionato, soprattutto a lunga conservazione, e yogurt (rispettivamente 6,2% e 1,8% in volume). 

I consumi 

Il lavoro dal remoto, i pasti consumati a casa, e la riduzione di quelli fuori, hanno inciso sulle vendite di prodotti lattiero-caseari. Sono aumentate dell’8,6% da gennaio ad agosto rispetto al 2019 per tutti i prodotti tranne il latte fresco (si è preferito quello uht). Le vendite di burro sono aumentate del +19%, di yogurt del +4,5%. I formaggi, freschi e i duri, hanno evidenziato trend molto positivi, con una tendenza che indica un leggero aumento dei prezzi medi al consumo. 

Questo andamento della spesa domestica, e in parte anche la riapertura della ristorazione, ha comportato un recupero degli ordinativi dell’industria nel terzo trimestre e lo smaltimento delle scorte accumulate con il lockdown (anche grazie a misure governative di acquisto per gli indigenti e alla riapertura delle mense scolastiche e aziendali). Tuttavia l’evoluzione dell’emergenza sanitaria potrebbe rendere nuovamente critica la situazione. 



Foto: Pixabay

 

red.