Home Economia Consumi, nel primo semestre bene le carni: +12% per quelle bianche

Consumi, nel primo semestre bene le carni: +12% per quelle bianche

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carne avicola

Effetto CoVid-19 sulla spesa domestica. Nel primo semestre del 2020 i consumi in casa sono aumentati del 9,2% rispetto allo stesso periodo del 2019. Si è consolidata così la tendenza dell’anno precedente che si era chiuso con un +0,4%. Determinante la chiusura di bar, ristoranti e mense che hanno abbattuto i consumi fuori casa. Numeri positivi per tutti i comparti: molto bene quello delle proteine di origine animale, dalle carni fresche alle uova. Sono alcuni dei dati forniti dall’ultimo Panel Ismea-Nielsen.

L’aumento di spesa domestica rilevato nella prima metà dell’anno è stato il maggiore degli ultimi dieci anni. Il lockdown di circa tre mesi ha spinto verso l’alto la spesa domestica: a marzo l’incremento è stato del 18%, ad aprile dell’11%, a maggio del 14%. A giugno, con la riapertura del canale Horeca, la crescita si è ridimensionata: +7%. A farla da padrone i prodotti a largo consumo confezionato, ma anche i freschi hanno visto crescere i numeri, nonostante alcune difficoltà nelle prime settimane di emergenza: rispettivamente +11,1% e +4,7%.

Carne e salumi

Per i proteici di origine animale il primo semestre del 2020 ha portato un’inversione di tendenza della spesa domestica dopo un 2019 molto fiacco. Superstar le uova, con un complessivo +22% e addirittura settimane con aumenti del 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tra le carni fresche, a fronte di un incremento generale del 10,5%, molto bene sono andate le carni avicole che hanno beneficiato di maggiori acquisti soprattutto nella prima fase del lockdown per poi chiudere il semestre con un aumento dell’11,8% e del 7,4% nei volumi. 

Le carni bovine hanno recuperato rispetto al 2019 con un rialzo della spesa del 7,8% e del 5,1% dei volumi, tuttavia forte è stata la penalizzazione della chiusura dell’Horeca, destinazione di molti prodotti, basti pensare ai tagli più pregiati. Ad aprile gli avviamenti al macello sono calati del 15% e le importazioni del 13% sempre su base tendenziale. Stesse conseguenze negative dallo stop alla ristorazione per le carni suine: import a -18% e macellazioni a -20%. Tuttavia l’incremento è stato netto, pari al 16,5% ma soprattutto grazie al rialzo dei prezzi all’origine; i volumi sono cresciuti infatti solo del 6%. Per i salumi, infine, il traino all’aumento della spesa è arrivato dagli affettati confezionati: +18,4% con appena lo 0,8% in più per i salumi al banco. In totale si è raggiunto un aumento del 10,2%. Tra i diversi prodotti molto bene salame e crudo, rispettivamente a +16% e +16,8% (per quest’ultimo addirittura in calo lo sfuso: -0,3%).

Pesce

Per il comparto ittico l’incremento è stato sotto la media. La chiusura delle attività di ristorazione e di somministrazione di pasti l’ha duramente colpito, soprattutto la parte del fresco e in particolare i prodotti più pregiati. Peraltro senza la possibilità di dirottare le vendite nei canali della Grande distribuzione organizzata per via della scarsa conservabilità dei prodotti. Per il pesce fresco il calo della spesa del primo semestre ha superato il 6% aggravando l’esito del 2019 con fatturati già in perdita di quasi 3 punti percentuali sul 2018. Bene i surgelati (+20%), le conserve, in prevalenza tonno in scatola (quasi il 12%) e i secchi o affumicati (+11,6%).

Latte e derivati

Tanto i formaggi sfusi quanto quelli confezionati hanno fatto segnare un buon andamento (+18,4% e +5,5%) portando il segmento a una crescita dell’11,5%. In particolare sono andati bene i duri (+10,6%) e benissimo i freschi (+17,7%). Per il latte alla crescita di poco sotto l’8% ha contribuito solo il latte a lunga conservazione (+13%), mentre il fresco ancora una volta ha fatto segnare un calo: -1,3% sempre anno su anno dopo il -2,5% del 2019. Si rafforza, infine, la crescita degli acquisti dello yogurt: +7,4% dopo il +0,2% del 2019.

 

Foto: Pixabay

 

red.