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Sorgo, in forte aumento l’export dagli Usa alla Cina

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Le esportazioni di sorgo dagli Stati Uniti alla Cina sono in netta ripresa. Con la guerra commerciale tra le due superpotenze non più alla massima intensità, il Paese asiatico – il principale acquirente di sorgo nel mondo e di circa l’85-90% di quello americano – ha acquistato maggiori quantitativi del cereale da Washington. La tendenza è stata rilevata dal Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti che ha anche indicato un chiaro effetto al rialzo sul prezzo del sorgo

A inizio luglio gli Stati Uniti hanno più che raddoppiato le vendite all’estero rispetto al periodo 2018/19 (settembre-agosto), superando i 4 milioni di tonnellate e avvicinandosi al livello del 2017/18 quando il valore aveva oltrepassato quota 5 milioni. La produzione di sorgo nel Paese nordamericano è in buona parte votata all’export e la Cina lo impiega soprattutto come mangime, in particolare negli Stati del Sud dove si concentra la produzione animale e la domanda di mangimi è alta. L’incremento delle vendite e delle spedizioni è certamente indice del bisogno di mangimi a prezzi competitivi ma anche di un nuovo corso politico, con la rinuncia da parte della Cina all’imposizione delle tariffe su diversi prodotti agricoli dopo l’accordo di gennaio con gli Usa.

Con il recupero del mercato cinese, i prezzi del sorgo – che in generalmente seguono le fluttuazioni dei prezzi del mais – sono aumentati a 229 dollari a tonnellata a giugno, il livello massimo da luglio 2015. Le ultime rilevazione dell’amministrazione Usa lo indicano a 215 dollari, in calo quindi dal picco dello scorso mese che era stato ampiamente influenzato dalle quotazioni del mais. 

Secondo Sorghum ID, l’organizzazione interprofessionale per il sorgo europeo, dietro l’aumento del prezzo del cereale c’è pertanto, oltre al rialzo della domanda cinese, anche la diminuzione del prezzo del mais a fronte di una produzione mondiale a livelli record e di una riduzione della produzione di etanolo per via del lockdown. 

Maggiore produzione in Usa ed Europa

Il sorgo statunitense è ampiamente competitivo in Cina, che dispone di mais a prezzi maggiori delle quotazioni mondiali (grazie al recupero anticipato dall’impatto del lockdown e alla ricostituzione degli allevamenti suini dopo l’epidemia di Peste suina africana), come fa notare il Dipartimento Usa. Il quadro è dunque mutato rispetto al 2018/19 quando l’abbondanza di mais e la minore domanda di etanolo avevano portato a un contenimento della domanda di sorgo, con il risultato della formazione delle scorte più abbondanti degli ultimi tredici anni. 

Per Sorghum ID la produzione di sorgo Usa è stimata per il 2020 a 10,7 milioni di tonnellate, in aumento rispetto agli 8,7 mil del 2019 che aveva fatto segnare un rallentamento sull’anno precedente (9,3 mil). Il 2019 è stato invece un anno positivo per l’Europa. Per il secondo anno consecutivo – aggiunge l’associazione – il continente ha fatto registrare un aumento delle superfici dedicate a questa coltura con le stime (dello scorso settembre) pari a 174 mila ha nella Ue a 28 (+19% rispetto al 2018). 

Anche l’Italia è stata interessata da questa tendenza al rialzo. Secondo i dati Istat si è passati da 39.596 ha di superficie totale nel 2018 a 46.799 ha nel 2019 a, infine, a 47610 nel 2020. Anche la produzione (raccolta totale) è aumentata da 293.865 a 312.384 tonnellate.

 

Foto: Pixabay

 

red.