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Mais, negli Stati Uniti in calo le stime della domanda di mangimi per il 2020/21

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Stime al ribasso per gli indicatori del mais, dalla produzione al consumo. Produzione in aumento per il grano e per la soia. Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha diffuso l’ultimo report con le previsioni sulla Domanda e l’offerta delle principali materie prime agricole negli Usa e nel mondo riferite al 2020/2021. Le variazioni si riferiscono alle stime di giugno. 

Mais

Tendenze al ribasso per gli indicatori del mais statunitense. Si prevede infatti un brusco calo dell’offerta, un minore uso per mangimi (ma un maggiore uso per l’utilizzo della coltura nell’industria alimentare e non) e un minor livello di scorte finali. Quelle iniziali, alla luce di previsioni al ribasso sull’utilizzo del cereale nel 2019/20, sono invece aumentate di 145 milioni di bushel. La minore estensione di aree seminate e raccolte incide sul livello di produzione, previsto in calo di 995 milioni di bushel (a quota 15 miliardi di bushel, comunque in aumento sul 2019/20 con 13,6 miliardi di bushel stimati). Sul livello più basso di domanda di mangimi pesano anche le attese di prezzi maggiori: il calo è stimato in 200 milioni di bushel. Meglio va per l’industria alimentare e il settore manifatturiero con un incremento dei consumi di 25 milioni di bushel. 

Fuori dai confini statunitensi è invece immutato il livello produttivo rispetto alle previsioni dello scorso mese. L’incremento previsto per Russia e Bolivia è essenzialmente controbilanciato dalla riduzione per il Canada. Due tra i maggiori produttori mondiali di mais hanno visto nel 2019/2020 un diverso andamento delle esportazioni, in aumento per l’Argentina e in calo per il Brasile. La Cina, invece, ha aumentato la domanda per i mangimi e sono in aumento anche le previsioni per il 2020/21. Le scorte finali previste sono in calo rispetto al mese scorso con maggiori erosioni proprio per Cina e Argentina, ma anche per Europa e Canada.

Grano

Con le scorte finali del 2019/20 maggiori del livello precedentemente stimato, le scorte iniziali per il 2020/21 garantiranno un’offerta adeguata di grano negli Usa nonostante il calo di produzione di 53 milioni di bushel. Con questa flessione il livello produttivo sarà di 1,824 miliardi di bushel (in calo dagli 1,920 del 2019/20). Anche la domanda interna è prevista in calo di 10 milioni per via della riduzione della domanda di mangimi e per minore uso residuale (le forniture di mais sono comunque previste in aumento rispetto allo scorso anno). Le stime dell’export non sono state riviste mentre per le scorte finali è stato rilevato un leggero aumento. 

In parte queste dinamiche si replicano anche nel resto del mondo. L’offerta è rivista al ribasso di 2,9 milioni di tonnellate perché le scorte iniziali controbilanciano il calo produttivo, proprio come per gli Usa, in Europa, Marocco e Russia. La produzione europea è stimata in calo di 1,5 milioni di tonnellate soprattutto per le performance poco brillanti di Spagna e Francia, portando a 139,5 milioni di tonnellate il livello produttivo. Se confermato, sarebbe il peggior risultato per il grano europeo dal 2012/13. Sul fronte degli scambi commerciali dall’Europa ci saranno meno spedizioni non completamente compensate dal maggior export australiano. A pesare sulla domanda in calo, come per gli Usa, è il minor consumo di grano per mangimi e per uso residuo sempre in Europa e Marocco (in generale la domanda è prevista in calo di 1,6 milioni di tonnellate, a 751,6 milioni). Scendono anche le scorte finali, a 314,8 milioni di tonnellate, ma comunque a livelli record con la Cina che ne detiene la metà.

Soia 

Rispetto alle valutazioni di giugno la produzione di soia è prevista in aumento di 10 milioni di bushel (a 4,14 miliardi) grazie a una maggiore area di raccolto. Con più elevate scorte iniziali, l’offerta di soia è aumentata di 45 milioni di bushel; in aumento anche il pestato di soia di 15 milioni. Con le previsioni per l’export invariate, le scorte finali 2020/21 sono aumentate di 30 milioni di bushel a 425 milioni. Le variazioni per il 2019/20 includono maggiore pestato, minore uso residuale e maggiori scorte finali

Nel mondo la produzione complessiva di semi oleosi è ridotta di 2 milioni di tonnellate a 604 milioni di tonnellate per il calo produttivo di soia, semi di cotone e semi di colza. La produzione di soia è minore in Canada e Uruguay, risultando in minori livelli di export per il 2020/21 in entrambi i Paesi. Le scorte mondiali finali sono ribassate di 1,3 milioni di tonnellate perché le minori scorte in Cina e Brasile sono in parte controbilanciate da quelle maggiori statunitensi. L’export è maggiore di 4 milioni di tonnellate portando a una riduzione di 2 milioni di tonnellate nelle scorte finali. Per il 2019/20 per la Cina le variazioni riguardano l’import, con 2 milioni di tonnellate in più, e il pestato, con 1 milione di tonnellate in più, con il risultato di un aumento delle scorte finali. 



Foto: Pixabay

 

redazione