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Fao, a giugno tornano a salire i prezzi delle materie prime

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Inversione di tendenza per i prezzi delle materie prime alimentari. A giugno l’Indice dei prezzi delle materie prime alimentari della Fao è aumentato di quasi il 2,5% rispetto alla rilevazione di maggio. Si è fermato a 93,2 punti, grazie soprattutto al rimbalzo delle quotazioni degli oli vegetali, dello zucchero e del latte e suoi derivati. Per la carne e i cereali, invece, si è fatta ancora sentire la pressione al ribasso correlata alla pandemia di CoVid-19.

Cereali

Scende ancora, seppur di poco, l’indice dei prezzi dei cereali: -0,6% rispetto a maggio e quota 96,9 punti, -1,9% indietro rispetto allo stesso mese del 2019. A giugno c’è stata una forte pressione al ribasso sul prezzo del grano, per i nuovi raccolti nell’emisfero settentrionale e per le migliori prospettive sulla produzione in alcuni grossi esportatori come i Paesi del mar Nero. I prezzi del riso sono diminuiti per la prima volta da inizio anno mentre la quotazione del mais ha invertito la rotta dopo diversi mesi di calo grazie a un recupero nella domanda e condizioni avverse per la coltura negli Usa.

La Fao ha anche aggiornato i dati sui principali indicatori relativi al settore cerealicolo per il 2020. La produzione per la stagione in corso è proiettata verso il nuovo record di 2,79 miliardi di tonnellate, con un aumento di 9,3 milioni rispetto alle stime di maggio. Il Bollettino sull’Offerta e la domanda di cereali ha previsto un aumento della produzione di grano per India e Russia, che andranno a compensare il calo produttivo di Ue e Regno Unito. Sono state corrette al rialzo anche le stime sulla produzione di cereali secondari, a 1,519 miliardi di tonnellate (+5,7 milioni di tonnellate su maggio). Tra questi anche il mais ha visto un aumento, dovuto al modesto incremento produttivo nell’Unione europea con le piogge che hanno interrotto settimane di siccità soprattutto in Francia meridionale e Nord Italia. Stessa sorte al riso: +400 mila tonnellate che portano la produzione a 509,2 milioni di tonnellate.

La maggiore domanda di cereali secondari della mangimistica e dell’industria sosterrà un aumento dell’1,6% del consumo mondiale di cereali che dovrebbe raggiungere i 2,73 miliardi di tonnellate. Probabilmente sarà record per il consumo mondiale di riso a 510,4 milioni di tonnellate.

Le dinamiche di domanda e offerta porteranno le scorte finali del 2021 a 929 milioni di tonnellate, con un forte aumento rispetto all’anno precedente: +6%. Nessun pericolo per la sicurezza alimentare: il rapporto tra stock finale e consumo sarà pari al 33%, il valore più alto da vent’anni a questa parte. Sono state riviste al rialzo le stime delle scorte di grano, +3,2% rispetto al livello iniziale. E per i cereali secondari le previsioni sono ancora più incoraggianti (+10,8%); l’aumento delle scorte di mais si concentrerà soprattutto negli Usa. La Fao ha infine registrato una maggiore dinamicità sul mercato globale con un aumento del 2,1% del volume di merce scambiata e un nuovo record, con buone prospettive sia per il mais che per il grano.

Carne

Unico indice a scendere insieme ai cereali: -0,6% rispetto a maggio e in media -6% rispetto a giugno 2019. Il valore raggiunto è stato di 95,2 punti. Le quotazioni di carne bovina e avicola sono diminuite soprattutto per le maggiori disponibilità all’export nelle maggiori regioni produttrici mentre la carne suina ha visto un piccolo aumento soprattutto in Europa, in attesa di ulteriori allentamenti delle restrizioni per il CoVid-19.

Latte e derivati

L’incremento del 3,8% rispetto a maggio ha portato l’indice a 98,2 punti e anche in questo caso si tratta del primo aumento dopo quattro mesi di declino consecutivo. Il valore, però, resta ancora sotto il livello dello scorso anno del 4,6%. Tutti i prodotti sono in ripresa ma ancora sotto il livello pre-CoVid. La rinnovata domanda di import per forniture occasionali, in particolare dal Medio Oriente e dall’Asia orientale, unita al calo stagionale delle forniture in Europa e alla limitata disponibilità di forniture non impegnate in Oceania, hanno sostenuto questi aumenti. 

Oli vegetali

L’indice di prezzo ha guadagnato l’11,3% dopo per quattro mesi consecutivi di calo. Un rimbalzo che riflette soprattutto un deciso aumento di prezzo dell’olio di palma, per la ripresa della domanda di import dopo l’allentamento delle misure di lockdown in molti Paesi e preoccupazioni sul fronte della logistica e della manodopera. Su anche le quotazioni di olio di soia, semi di girasole e di colza, in questo caso per via della limitata disponibilità all’export nei principali Paesi esportatori.

Zuccheri

Sono 75 i punti raggiunti dall’indice. L’aumento rispetto al mese precedente è stato del 10,6% grazie in particolare all’aumento del prezzo del greggio. I produttori di etanolo in Brasile sono stati infatti incoraggiati a sfruttare le scorte di canna da zucchero influenzando pertanto la disponibilità e i prezzi per le esportazioni di zucchero. 



Foto: Pixabay

 

redazione