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Accordo quadro mais, Soldi (Ami): “Benefici per tutti in termini di sanità, premialità e programmazione produttiva”

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Lo scorso marzo la filiera maidicola si è compattata attorno a un Accordo quadro che può rappresentare un punto di svolta per la cerealicoltura italiana. Promotrice dell’intesa è stata Assalzoo, che ha chiamato a raccolta le organizzazioni che rappresentano gli altri segmenti della filiera agroalimentare. Per le prossime tre campagne maidicole, pertanto, sarà possibile stipulare contratti di secondo livello per il mais da granella di filiera italiana certificata. Con Assalzoo hanno sottoscritto l’accordo Cia, Confagricoltura, Copagri, Ami, Compag, Aires, Assosementi e Origin Italia. La valutazione di Cesare Soldi, presidente di Ami, l’Associazione dei maiscoltori italiani.

Che significato ha per la maiscoltura italiana l’Accordo quadro di filiera?

L’accordo assegna di fatto una nuova identità al mais nazionale rispetto a quello estero, riconoscendone il valore in termini di qualità, standard di produzione e legame con il territorio. Per la prima volta, infatti, rispetto a quanto riconosciuto oggi dal mercato, vengono messi in gioco circa 13-15 €/t in più che scendono a 6-8 €/t con l’opzione meno favorevole. A questi si aggiungono circa 10 €/t derivanti dal tanto richiesto contributo pubblico per gli ettari coltivati nell’ambito di contratti di filiera triennali. L’accordo è un ingrediente base per rilanciare il settore, come la promozione della ricerca, ad esempio nell’ambito delle nuove tecniche di miglioramento genetico (Nbt) o il sostegno accoppiato alla coltivazione nella prossima Pac. 

Quali saranno le possibili ricadute sull’agroalimentare italiano?

L’accordo è il punto di partenza di un percorso i cui benefici saranno commisurati all’adeguata implementazione del progetto. Il primo a beneficiarne potrà essere il consumatore finale che avrà l’occasione di non essere più ingannato sulla fonte del proprio cibo. In che modo? Facendo ogni giorno la giusta scelta tra le tante nostre eccellenze. Dai formaggi e salumi Dop, già oggi vincolati a mangimi e foraggi del territorio, fino a tutti quei prodotti (‘100% italiano’) che, rientrando nell’accordo, soddisfaranno le aspettative di un consumatore consapevole e tutelato da certificazione. Come garantito da Pac, gli standard produttivi nazionali a tutela dell’utente sono già molto elevati e questa attenzione è molto importante. Da anni, per esempio, si sono abbandonate nella produzione alcune molecole di protezione delle piante (come nel caso dell’atrazina) ancora oggi, invece, utilizzate nei principali Paesi esportatori a livello mondiale (Usa, Ucraina…). Anche gli altri anelli della filiera beneficeranno dell’accordo in termini di qualità, sanità, premialità, programmazione produttiva o diversificazione del rischio. L’accordo, se posto come garante degli obiettivi definiti, avrà il merito quindi di rafforzare la filiera nel proseguire le ancora tante iniziative necessarie per rilanciare il settore.

 

redazione