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Assalzoo: nella GDO in crescita gli acquisti di carne e formaggi nel corso della pandemia

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Vendite in aumento per carne e formaggi, boom di uova e netta contrazione per latte e pesce. Nelle settimane di emergenza sanitaria per la diffusione di CoVid-19, i consumatori hanno modificato il loro carrello della spesa: tra gli alimenti di origine animale sono soprattutto le carni ad aver fatto segnare un buon andamento, con un incremento delle vendite sia in termini di volume che di valore. L’analisi dei consumi nel corso della pandemia è riferita in modo particolare alla sola GDO ed è stata oggetto dell’intervento di Marco Limonta, Business Inside Director di IRI, all’Assemblea annuale di ASSALZOO, Associazione nazionale tra i Produttori di alimenti zootecnici, svoltasi in modalità di videoconferenza a Roma il 24 giugno.

La tendenza all’aumento delle vendite dei prodotti “confezionati di Largo consumo” nella GDO ha cominciato a manifestarsi già a febbraio. Considerando solo questi beni, il trend nella Fase 1 ha toccato l’8,9% tra il 17 febbraio e il 3 maggio, un valore più che doppio rispetto alla crescita del fatturato complessivo della GDO (inclusi quindi i beni di general merchandise e quelli a peso variabile). A partire dal 4 maggio l’aumento è stato invece del 5,9% (3,7% quello generale). Sia nella Fase 1 (17 feb-3 mag.) che nella Fase 2 (dal 4 mag.) molti reparti del Largo consumo confezionato hanno segnato incrementi a doppia cifra rispetto allo scorso anno delle vendite in valore. Tra questi la carne confezionata calibrata, con aumenti del 24,9% e del 15,5% nelle due fasi. 

Nel progressivo a maggio, la tendenza alla crescita delle vendite dei prodotti di origine animale nasconde andamenti molto positivi per alcuni e flessioni per altri. Molto sostenuto quello della carne, che ha fatto segnare un aumento maggiore della media di tutti i freschi (pari al 3,1%): +4,5% per i volumi venduti, sfiorando le 300.000 tonnellate. Sotto la media i salumi, a +2,8% con 88.000 t vendute. Grande balzo in avanti per wurstel e precotti, con 15.000 t e un aumento che supera il 23%. Molto bene anche i formaggi, con 207.000 t di venduto e un aumento del 12,2%. Il segno meno caratterizza invece latte e panna fresca, giù del 3,7% (150.000 t vendute) e il pesce, in calo del 2,3% (50.000 t vendute).

«La pandemia ha stravolto le dinamiche di acquisto», sottolinea Marco Limonta di IRI. «I consumatori, rinviando la fase di elaborazione dei piatti a casa, si sono rivolti in particolar modo ai prodotti più basilari e questo, ad esempio, ha penalizzato la gastronomia. Inoltre, per le necessità dovute alle disposizioni anti-CoVid in particolar modo nella prima fase dell’emergenza, si sono rivolti ai prodotti take away tra le corsie dei punti vendita della GDO. Questo – continua l’esperto – ha premiato in particolare le carni, già tagliate e confezionate, e i formaggi, anche se in misura minore, mentre il comparto dei salumi ne ha risentito».

Sul fronte dei fatturati – sempre considerando il progressivo a maggio – la spinta in quasi tutte le categorie arriva dal rialzo dei prezzi. Le vendite della carne hanno fruttato un valore di 2,56 miliardi di euro (+7,8% a fronte di un aumento del 3,1% dei prezzi) mentre per i salumi questo ha quasi raggiunto 1,6 miliardi di € (+7% e prezzi in aumento del 4%). Anche per il fatturato c’è stato un rialzo molto positivo per wurstel e precotti (86 milioni di €; crescita del 28,9% e prezzi a +4,6%).

Grandi protagoniste della spesa in pandemia le uova, con 284 milioni € di vendite – un aumento di quasi il 25% – e prezzi in rialzo del 2,4%. Nel lattiero-caseario, abbondantemente sopra i 2 miliardi di € le vendite dei formaggi, con un incremento del 13% (prezzi pressoché stabili a +0,7%) mentre è stagnante la variazione percentuale delle vendite di latte e panna fresca, a 242 milioni € a fronte di un aumento dei prezzi di quasi il 4%. Male il pesce: le vendite in valore scendono dell’1,8% fermandosi a 662 milioni € con prezzi in leggera risalita dello 0,5%.

Se si considera un periodo più ampio, ovvero il progressivo fino al 7 giugno, si nota un certo riassestamento del valore delle vendite nelle principali categorie di alimenti zootecnici. Per la carne il valore si stabilizza a +6,4%; vicino quello dei formaggi: +6,2%. Mentre i salumi sono su un terreno negativo: -1,2%. La pescheria chiude con un calo dello 0,9%. La cesura tra la Fase 1 e la Fase 2 è stata decisiva: «La tendenza alla crescita – spiega Limonta – si è normalizzata con il passare delle settimane. La ripresa della circolazione e il recupero dei normali comportamenti di acquisto hanno fatto sì che una parte di crescita si riducesse perché il consumatore ha ripreso ad acquistare altrove, fuori dalla GDO e così l’incremento delle vendite della carne nella Fase 2 si è attenuato mentre per il pesce c’è stata una tendenza diversa, con una maggiore penalizzazione nella Fase 1 e un recupero nella Fase 2».

 

 

Foto: Pixabay

redazione