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Fefac, nel 2019 produzione di mangimi in leggero calo

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Una riduzione di meno dell’1% per la produzione di mangimi nel 2019. Ma le prime stime per il 2020 indicano cali più accentuati, fino al 6% nello scenario più pessimista. Fefac, la Federazione dei produttori europei di alimenti per animali, ha rilevato una produzione di mangimi industriali per animali da reddito in Europa pari a 163 milioni di tonnellate, circa il 20% del totale di prodotti di cui si sono nutriti, ovvero 834 mil di t. Per l’esattezza il calo della produzione tra il 2019 e il 2018 è stato dello 0,9%.

Stabile la produzione di mangimi per il pollame

La flessione maggiore ha interessato gli allevamenti bovini: -2%, da 47,7 a 46,8 milioni di t. Una marcia indietro rispetto all’anno precedente, quando la siccità aveva portato a una scarsa raccolta di foraggio compensata dalla domanda di mangimi. Nel 2019 le condizioni meteo sono state più favorevoli riequilibrando la domanda di mangimi e foraggio, a fronte comunque di un calo del 2,2% della produzione di carne, latte e derivati.

Più contenuto il calo produttivo di mangimi per suini, pari allo 0,5% (da 51,5 a 51 milioni di t) soprattutto per via delle epidemie di Peste suina africana che hanno colpito prevalentemente Romania e Bulgaria. Qui il calo è stato rispettivamente del 20% e del 9%. Nei Paesi non colpiti, invece, la produzione ha registrato un livello stabile o leggermente maggiore sul 2018.

L’unico segmento che non ha fatto segnare un calo è stato quello avicolo, con un flebile incremento dello 0,1% (produzione a 55 milioni di t). Hanno pesato sia l’aumento dell’import di carne bianca sia il tasso di efficienza dei mangimi. In ogni caso la produzione in questo segmento si conferma la principale voce della mangimistica europea.

Previsioni per il 2020 

Le prime, provvisorie stime per il 2020 parlano di un calo produttivo ben più consistente, fra il 3% e il 6%. L’incertezza è legata all’incidenza di parametri non prevedibili come le continue epidemie e le variazioni della domanda di prodotti di origine animali correlate alla fase successiva al lockdown. Proprio le misure di restrizione per la gestione del contagio di CoVid-19 hanno avuto ripercussioni diverse sui diversi segmenti produttivi. Il settore avicolo, ad esempio, ha reagito più velocemente e ridotto la produzione, risultando in un calo significativo nella domanda di mangimi. Nei 27 Paesi Ue la flessione produttiva è attesa oltre il 5%, arrivando a mettere fine alla tendenza positiva dello scorso decennio. In definitiva, però, più che il CoVid-19 peseranno l’import dei prodotti avicoli, che sta determinando un surplus dell’offerta, e i nuovi focolai di aviaria non solo in Polonia, Ungheria e Romania ma anche in Irlanda.

In linea con la tendenza al ribasso degli ultimi anni, anche il 2020 potrebbe far segnare un ribasso nella produzione di mangimi per la suinicoltura del 2,3% rispetto al 2019. Anche se alcuni Paesi dell’Europa centrale sono ancora alle prese con la Peste suina, altri beneficeranno dall’export verso i Paesi dell’Asia colpiti dalla malattia e ancora in attesa di ricostituire i propri allevamenti.

L’impatto del lockdown, infine, è stato grave soprattutto per gli allevamenti bovini per via della chiusura del canale Horeca. Gli allevatori hanno cominciato a ridurre la produzione di latte, riducendo l’apporto di mangimi, e normative più stringenti hanno aumentato la pressione sugli allevamenti. Sebbene l’Europa stia affrontando un’altra primavera senza piogge, quindi con minore disponibilità di foraggio, è comunque previsto un calo della produzione di mangimi del 4,1%.

 

Foto: Pixabay

redazione