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Mais, negli Stati Uniti attesa produzione massima degli ultimi trent’anni

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Previsioni ottimistiche per la produzione di mais negli Stati Uniti. Nella prossima stagione cerealicola si stima un livello di 16 miliardi di bushel, il più alto da trent’anni a questa parte. Incoraggianti le stime anche per i principali indicatori della soia, dalla produzione all’export, mentre per il grano i numeri sono al ribasso. I dati sono contenuti nell’ultimo report del Dipartimento dell’Agricoltura.

Mais

Un aumento delle piantagioni e una tendenza in crescita per i rendimenti, con 178,5 bushel ad acro, porteranno la produzione di mais negli Usa a 16 miliardi di bushel. Nonostante un leggero calo delle scorte iniziali di un anno fa, l’offerta di mais sarà di 18,1 miliardi, un altro record.  Anche il consumo domestico è previsto in aumento nel 2020/21, sia sul fronte della domanda interna che dell’export. In rialzo anche l’impiego in ambito alimentare, delle sementi e dell’industria di 245 milioni, verso i 6,6 miliardi di bushel. Ma cresce anche l’utilizzo di mais per mangimi grazie alla maggiore offerta e minori prezzi attesi, così come per la produzione di etanolo. Ci sarà infatti un rimbalzo nel consumo di benzina che farà recuperare terreno a questo canale dopo la crisi CoVid-19.

Per l’export si parla invece di 375 milioni di bushel in più, per un totale di 2,1 miliardi in un mercato internazionale molto dinamico. La quota statunitense sarà maggiore dello scorso anno ma comunque sotto la media degli ultimi cinque anni. Anche per i competitor le previsioni sono rosee, dall’Ucraina, all’Argentina al Brasile

Con un’offerta maggiore del consumo, le scorte finali saranno maggiori di 1,2 miliardi rispetto all’anno scorso, a un livello massimo dal 1987/88. Il prezzo sarà di conseguenza inferiore, il più basso dal 2006/07. Per il consumo globale si stima una crescita del 4%, con maggiori importazioni da Ue e Messico ed è anche attesa una robusta domanda di mais dalla Cina, con 7 milioni di tonnellate.

Grano

Indicatori in calo per il grano made in Usa. Per l’offerta è previsto un calo di 121 milioni di bushel, portando il livello generale a 1,866 miliardi, giù del 3%. Di una stessa percentuale diminuisce anche il consumo domestico, per via di un minor impiego del cereale per l’alimentazione animale e per uso residuo alla luce del boom del mais. Questo calo sarà tuttavia controbilanciato dall’aumento dell’uso alimentare. L’export è previsto a 950 milioni di bushel, in calo di 20 milioni. Anche qui gli Usa devono far fronte alla competizione dei maggiori produttori, tutti con livelli di produzione più elevati. Le scorte finali sono previste in calo di 69 milioni di bushel e il prezzo invariato. 

Sul mercato internazionale ci sarà un maggior consumo e più scorte finali. Cresce di 23,2 milioni di tonnellate, a un livello generale di 982,4 milioni di tonnellate, l’offerta internazionale con le buone performance dei colossi come Argentina, Canada, Russia – che si confermerà capofila dell’export – e Australia, in recupero dalla siccità dell’anno scorso. Meno piantagioni e raccolti (calo di 12 milioni a 134 milioni di tonnellate) faranno diminuire la produzione nell’Unione europea e anche l’Ucraina vedrà ridursi la produzione. Il consumo globale sarà comunque in aumento di 4,9 milioni grazie al maggior uso alimentare e industriale; diminuisce invece l’utilizzo per i mangimi, con il mais che beneficerà di una quota maggiore. + 5% per le scorte finali, con la Cina che conta per il 52% del totale.

Soia

Come il mais, anche la soia farà segnare una buona annata. La produzione, a 4,1 miliardi di bushel, registra un aumento di 568 milioni dall’anno scorso, grazie all’aumento delle aree piantate e dei raccolti. In crescita l’offerta: +5% con 7,7 miliardi di bushel in totale nonostante le minori scorte iniziali. Gli Usa esporteranno poi 375 milioni di bushel in più, per complessivi 2 miliardi. Con la maggiore domanda di import, in particolare dalla Cina, la quota statunitense sull’export mondiale si espanderà al 34%. Prezzi in calo e scorte previste a 405 milioni di tonnellate.

La Cina dovrebbe inoltre recuperare dalla crisi della Peste suina africana e aumentare la domanda di farine proteiche (+6%). Pechino conterà inoltre per la maggior parte dell’aumento dell’export globale di soia: 4 milioni di tonnellate in più e un livello di 96 milioni rispetto a un aumento totale di 8 milioni di tonnellate e un livello di poco sotto i 162 milioni. Come gli Usa anche i suoi principali concorrenti vedranno un aumento della produzione. Per l’Argentina l’incremento previsto è di 2,5 milioni di tonnellate, portando la produzione domestica a 53,5 milioni di tonnellate. Per il Brasile, invece, l’incremento è maggiore, di 7 milioni di tonnellate, e la produzione di 131 milioni. 

Proprio il Brasile è reduce da una buona annata sul fronte della produzione cerealicola, come riferisce Efa News sulla scorta dei dati di Conab-National Supply Company. Il volume produttivo di mais e soia sarà per il 2019/2020 pari a 250,9 milioni di tonnellate, in aumento di 8,8 milioni.  Per la soia la produzione è stimata in 120 milioni di tonnellate (+4,6% rispetto al 2018/19). Sommando i tre raccolti del mais, invece, si arriva a 102,3 milioni di tonnellate (primo raccolto inferiore dell’1,5% rispetto allo scorso anno, con un recupero del 7% nel secondo).

 

Foto:© smereka_Fotolia

redazione