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Coronavirus, Fao: l’effetto della pandemia fa scendere i prezzi delle materie prime

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L’emergenza coronavirus spinge al ribasso i prezzi delle materie prime alimentari. La domanda è in calo così come il prezzo del petrolio, in particolare per le previsioni di rallentamento dell’economia dopo le misure restrittive anti-CoVid-19. Tuttavia queste misure, al di là di limitate ricadute sulla logistica, difficilmente avranno effetto notevole sul mercato mondiale. L’approvvigionamento di parte delle materie prime – cereali – è inoltre a livelli rassicuranti. Sono gli ultimi dati della Fao sui prezzi delle principali commodities agricole e sulla domanda e offerta dei cereali nel bollettino di marzo 2020.

L’indice generale dei prezzi ha raggiunto 172,2 punti, -4,3% rispetto a febbraio ma comunque sopra quello dello stesso mese del 2019. I maggiori cali sono per oli vegetali e zuccheri, per i quali pesa la flessione dei prezzi del petrolio “calati di oltre la metà, il che ha forzato il notevole ribasso sui biocarburanti, che sono un’importante fonte di domanda sui mercati dello zucchero e degli oli vegetali”, come riferisce l’analista della Fao Peter Thoenes.

Cereali

L’indice è pari a 164,6 punti, con un calo contenuto (-1,9%) e senza grosse variazioni tendenziali. È diminuito il prezzo del grano poiché gli effetti delle grandi forniture e le rosee prospettive sui raccolti sono stati maggiori dell’aumento dell’import dal Nord Africa e delle piccole limitazioni all’export volute dalla Russia. Per il mais ha pesato invece il calo della domanda dei biocarburanti mentre il prezzo del riso è aumentato ancora per via della corsa alle scorte e per le voci di limitazioni all’export del Vietnam (che il governo ha però ridimensionato).

Sul fronte della produzione, la Fao ha confermato i livelli del grano, vicini al record del 2019. Una quantità sufficiente a rassicurare sulle forniture in un periodo di forte instabilità. Secondo l’agenzia dell’Onu, inoltre, sebbene rappresentino un aspetto rilevante per la logistica, le conseguenze delle misure anti-CoVid-19 non dovrebbero causare uno shock al mercato alimentare globale. Conforta anche la previsione del rapporto tra scorte finali e consumi, pari al 30,7%.

Per il grano si prevede una produzione di 763 mil di tonnellate, grazie al maggior raccolto di Russia, India e Pakistan (al netto degli effetti dell’invasione delle locuste) in grado di compensare il calo di Ue, Usa e Ucraina. Per il mais sono attesi ottimi raccolti da Brasile e Argentina e anche dal Sudafrica, dopo la siccità dello scorso anno. Altrove il calo dei prezzi del mais potrebbe influenzare le strategie di semina.

Zucchero

L’indice ha raggiunto 169,6 punti con un forte calo di oltre il 19%. Hanno pesato la minore domanda dei consumi fuori casa e dei produttori di etanolo per il calo del prezzo del greggio.

Oli

Il valore è di 139,1, -12% su febbraio. Sono scesi i prezzi dell’olio di palma, anche in questo caso per il forte ribasso dei prezzi degli oli minerali greggi e le crescenti incertezze sull’impatto della pandemia. A ruota anche i prezzi dell’olio di soia e di colza. 

Latte

L’indice ha raggiunto i 203,5 punti, con un calo limitato del 3%. È l’effetto della riduzione delle quotazioni e della domanda mondiale di import di latte in polvere, dovuta soprattutto alle interruzioni della filiera dei prodotti lattiero-caseari per le misure anti-CoVid-19. 

Carne

Ribasso ancora più contenuto per l’indice della carne, -0,6%, a quota 176 punti. Il calo è dovuto alle minori quotazioni internazionali per la carne ovina e bovina: l’elevata disponibilità per l’export è frenata da ostacoli logistici. I prezzi della carne suina sono invece aumentati per l’aumento della domanda globale e il blocco degli impianti di lavorazione con le restrizioni alla circolazione dei lavoratori. Stabili le quotazioni della carne bianca grazie all’incontro tra domanda e offerta, mentre l’export comincia a mostrare segni di rallentamento.

 

Foto: Pixabay

red.