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Per il 2020 Pil italiano previsto in leggera crescita

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In uno scenario economico mondiale in ripresa e con un mercato europeo avviato a una moderata crescita, con riferimento al primo semestre 2020, il Pil italiano dovrebbe crescere lievemente nell’anno appena iniziato. La previsione è di +0,3% (+0,4% senza correzioni degli effetti di calendario). Il dato è contenuto nello Scenario macroeconomico trimestrale-Dicembre 2019 elaborato dal Servizio Studi e Ricerche del Gruppo Intesa Sanpaolo. 

Il tasso di crescita sarà dunque di poco superiore al 2019 quando, dopo quattro anni positivi, l’economia italiana ha rallentato. Nel terzo trimestre 2019 il livello del Pil resta inferiore al periodo pre-crisi e l’anno dovrebbe chiudersi a +0,2%, di poco sopra le stime degli esperti del centro studi. Il punto più basso del ciclo dovrebbe essere stato raggiunto alla fine del 2018, con il massimo di incertezza interna ed esterna (l’economia mondiale aveva sofferto anche gli shock idiosincratici nell’automotive e nella chimica e la minore domanda cinese). 

Nel 2019 la domanda interna ha tenuto e quella estera ha visto un buon andamento (+0,4%). Nel nuovo anno la domanda domestica dovrebbe rallentare ulteriormente mentre i consumi dovrebbero mantenersi a livelli costanti. Il reddito disponibile reale delle famiglie dovrebbe essere resiliente nonostante una probabile frentata del numero di occupati e una tendenza in aumento del tasso di risparmio. 

Export in flessione

Meno rosee le attese per gli investimenti e l’export per il 2020. Nel primo caso il livello è visto rallentare a meno dell’1%, dopo la crescita media del 3% nel 2015-19, ma comunque dovrebbe conservare un tasso positivo. Pesano le fibrillazioni sul commercio mondiale e anche l’indicatore di domanda e offerta di credito alle imprese mostra segni di debolezza. I benefici deriveranno invece dalle condizioni finanziarie espansive e dal rinnovo degli incentivi di Industria 4.0. 

Le esportazioni dovrebbero frenare da 2,2% del 2019 a 1,5%. Con una stima in aumento per le importazioni, sarebbe dunque modesto l’apporto negativo del commercio estero al Pil (da +0,4% a -0,2% del 2019). 

In generale sono due le principali fonti di instabilità sulla crescita dell’economia italiana per l’anno nuovo: le tensioni sul commercio internazionale, con un’eventuale recrudescenza delle guerre tariffarie o un nuovo capitolo negativo di Brexit, mentre all’interno si teme un ritorno dell’instabilità politica (le valutazioni del Centro Studi, in ogni caso, sono state effettuate non tenendo conto di possibili elezioni anticipate per il 2020 e il 2021).

 

Foto: Pixabay

redazione