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Filiere, crescono i prezzi all’origine degli allevamenti

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bovini

I listini dei prodotti zootecnici nel terzo trimestre 2019, con un aumento del 5,7% su base tendenziale, hanno spinto al rialzo i prezzi dei prodotti agricoli alla produzione. In generale il rialzo è stato del 3,8%. Latte e derivati e gli animali vivi sono preceduti dal segno più (rispettivamente 4,6% e 7,5%) mentre le uova hanno fatto segnare una flessione del 3,7%. Ismea ha fatto il punto della situazione nelle filiere agroalimentari nel rapporto relativo al terzo trimestre di AgrOsserva.

Allevamenti

La crescita dei prezzi all’origine dei capi in allevamento continua da due semestri: dopo il +6,9% del secondo trimestre ecco un ulteriore aumento del 4%. Guardando ai singoli settori si nota una riduzione dell’offerta del numero di bovini da macello (-1,6% nel primo semestre secondo l’Anagrafe Nazionale del numero di capi macellati) e le importazioni di carne fresca non hanno sopperito a questa riduzione rimanendo stabili. I prezzi sono aumentati sia all’origine che al consumo e la domanda domestica ha frenato nell’ultimo trimestre.

I prezzi all’origine per il pollo sono positivi dopo le difficoltà di inizio anno. Nel terzo trimestre la crescita è stata del 3,1% rispetto al trimestre precedente e del 17% rispetto all’anno scorso. Anche la spesa è salita: +1% nei primi nove mesi dell’anno. 

La peste suina africana ha condizionato l’andamento del mercato suinicolo mondiale. Sono aumentate le esportazioni europee e l’Italia ha risentito dell’aumento dei prezzi dei suinetti e della carne fresca suina. I prezzi sono in aumento sia per i suinetti (+2,2%) che per quelli da macello (+1,7%) secondo Ismea. Ma gli aumenti stanno rallentando rispetto a inizio anno dopo l’impennata produttiva alimentata dai prezzi elevati. Nei primi sette mesi del 2019 sono diminuite le importazioni di carne fresca del 5,3% in volume ma con un recupero del 7% in valore; una dinamica simile per i suini d’allevamento mentre per quelli da macello il calo è stato sia per il valore che per i volumi. 

Come bovini e carne avicola, anche per la carne fresca suina i consumi hanno fatto segnare una tendenza positiva nella prima parte dell’anno e un calo nel periodo estivo. Stabili da gennaio a luglio le esportazioni delle “preparazioni e conserve suine”, la voce principale del settore (+0,1%, a fronte di una crescita dei volumi dell’1,2%). In lieve calo il valore delle esportazioni di “prosciutti disossati, speck e culatelli” (-1,5%, con un recupero dei volumi a +0,9%). Confermato l’interesse della domanda estera per “mortadella, wurstel, cotechini e zamponi” e per le “pancette stagionate”, che tracciano segnali positivi sia in volume che in valore rispetto al 2018.

Uova

Salgono i prezzi all’origine delle uova del 3,6% su base congiunturale a fronte del calo su base tendenziale. I consumatori hanno acquistato più uova nei primi nove mesi dell’anno su base tendenziale: a trainare il reparto sono le uova da galline allevate a terra (+28% in volume e +18% in valore), mentre perdono quota quelle da galline allevate in gabbia (-17% in valore e -18,5% in volume); stabile il comparto delle uova da galline allevate all’aperto.

Latte e formaggi

La produzione europea di latte ha risentito delle condizioni meteorologiche con le temperature più alte della media e le scarse precipitazioni. Le consegne di latte potrebbero dunque crescere nel 2019 solo dello 0,5%. Questo, assieme alla domanda mondiale di prodotti derivati dal latte, ha determinato un aumento del prezzo del latte alla stalla. In Italia l’indice Ismea dei prezzi all’origine per latte e derivati nel terzo trimestre è cresciuto del 7,5% su base tendenziale. La dinamica è stata principalmente determinata dalla ripresa dei prezzi di tutti i principali formaggi della tradizione italiana, soprattutto i duri (+16,2% nel periodo gennaio-settembre), che hanno spinto al rialzo anche il prezzo del latte alla stalla (+10,1%). Anche l’export è risalito nei primi sette mesi del 2019, ferma invece la spesa generale per latte e formaggi.

Cereali

Diminuiscono i prezzi su base tendenziale per grano tenero, orzo, riso e mais mentre quelli del duro sono in risalita. I dati dei raccolti hanno un andamento diverso: per il grando duro c’è stato un calo del 4,3% per via di una riduzione degli areali (-5%). Nei primi sette mesi dell’anno sono aumentati gli arrivi del cereale in Italia (oltre il 20% in volume su base tendenziale) mentre l’import di tenero è risultato in calo. 

Per il mais, a fronte di una flessione delle rese, sono in crescita le superfici e la produzione rispetto alla campagna precedente. L’Italia è in controtendenza rispetto al raccolto mondiale, inferiore del 3% rispetto allo scorso anno per via di una flessione delle rese. L’International Grain Council prevede poi una domanda mondiale immobile per il prodotto destinato all’alimentazione animale. Per la Penisola le importazioni di mais sono aumentate di circa il 10% sia in volume che in valore.

 

Foto: Pixabay

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redazione