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Ismea, sale il valore aggiunto in agricoltura. In aumento i prezzi dei capi da allevamento

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Più valore aggiunto per l’agricoltura, aumento della produzione alimentare, incremento dell’export agroalimentare anche se in frenata rispetto a inizio anno. Nel settore zootecnico salgono i listini degli animali da allevamento e le esportazioni di carne, salumi e formaggi mentre i prosciutti sono in flessione. I dati arrivano dall’ultimo report Agrosserva di Ismea riferito al secondo trimestre del 2019.

Agroalimentare

A giugno 2019 il settore primario ha fatto registrare un incremento dello 0,5% del valore aggiunto, leggermente maggiore a quello del trimestre precedente (+0,2%). Sul mercato però si è rilevato un minor numero di occupati (come risultato del -1% degli addetti indipendenti e del +0,5% di quelli dipendenti), di aziende agricole (-1%) e anche un freno alla tandenza alla crescita delle imprese guidate da giovani imprenditori (+0,2 dopo il +2,7% del trimestre precedente e il +4,1% degli ultimi tre mesi del 2018).

Segnali positivi dall’industria alimentare. Su base annua la produzione è salita del 2,2% considerando l’intero semestre gennaio-giugno 2019, meglio del resto della produzione nazionale  (-1,1% indice manifatturiero generale). Tuttavia c’è stata una riduzione congiunturale a giugno dopo la crescita a cavallo tra fine 2018 e inizio 2019 e una stabilità nei mesi successivi. 

Una dinamica simile ha interessato anche le esportazioni dei prodotti agroalimentari. Nel primo semestre dell’anno l’aumento è stato del 5,5%, per un valore che si avvicina a 21,4 miliardi di euro. Ma sia ad aprile che a giugno ci sono state le prime flessioni. Cresciuto anche l’import: +0,9%, 22,6 miliardi di euro di valore.

Nel mercato interno i consumatori hanno speso di più per i prodotti agroalimentari dopo il forte calo di fine 2018: +1,1% tra il primo semestre del 2019 e lo stesso del 2018. Il dato è frutto certamente dell’aumento dei prezzi medi dei prodotti ma in alcuni settori, come quello delle carni fresche bovine, sono saliti anche i volumi. L’andamento dei prezzi è stato comunque diverso tra i comparti. Nel secondo trimestre 2019 il calo dei prezzi dei prodotti agricoli è stato dell’1,2% su base annua: se i listini dei prodotti delle coltivazioni sono scesi del 4,5% quelli dei prodotti zootecnici sono saliti di oltre il 2%.

Zootecnia

All’interno delle aziende i prezzi dei capi di allevamento hanno guadagnato notevolmente tra il primo e il secondo trimestre: +6,9% mentre c’è stata una flessione su base annua (-2,4%). L’indice è salito grazie all’aumento dei prezzi di tutti gli animali da macello, in particolare i suini con +13,3%. Per questo settore la tendenza è in continuità con tutto il 2018 quando sia le quotazioni all’origine che quelle dei tagli di carne hanno cominciato a scendere fino al minimo di marzo 2019, dopo di che hanno ricominciato timidamente a salire.   

Stabili invece le quotazioni dei bovini. Per ques’ultimo comparto zootecnico i dati di macellazione dell’Anagrafe nazionale hanno riferito inoltre una contrazione del 4% dei capi macellati non compensata da un aumento dell’import di carne fresca, rimasto fermo. Secondo Ismea, pertanto, c’è stato un indebolimento della domanda in particolare nei canali della ristorazione mentre nei consumi domestici c’è stato un aumento dei volumi del 2%.

Per il settore avicolo, dopo un primo trimestre incerto, sono tornati in salita i prezzi del pollo (a 1,15 €/Kg), grazie alla domanda domestica in aumento e a un’offerta ridimensionata. Stabili ma su livelli notevolmente inferiori ai primi mesi del 2018 i valori delle uova provenienti da allevamento in gabbia.  

In generale è salito l’export nei primi cinque mesi dell’anno: carni e salumi sono col segno positivo  (+5,8% e +4,8%), segno negativo invece per il prosciutto (-2,7%). Buoni i numeri del settore lattiero-caseario con un aumento dell’11,7% dell’export di formaggi e latticini nel primo semestre del 2019. In questo periodo sono cresciute le spedizioni verso Usa (che l’anno scorso era per la prima volta sceso sotto il 10% in termini di quota di mercato in valore), Francia e Germania.

Settore cerealicolo

Tra le colture cerealicole aumentano i prezzi su base annua di grano duto (rivalutati dalla primavera  per le prospettive non rosee dei raccolti nazionali ed esteri) e tenero (per via del calo di raccolti e scorte mondiali del 2018; tuttavia il prezzo della nuova campagna di commercializzazione dello scorso luglio è in diminuzione), orzo e riso. In controtendenza le quotazioni del mais. Tra gennaio e giugno 2019 il disavanzo commerciale del grano tenero è sceso su base tendenziale a seguito della flessione della domanda estera. Dinamica opposta invece per la bilancia commerciale del grano duro: il deficit in valore è cresciuto per l’aumento dell’import e per la corrispondente stabilità dei valori medi all’importazione.

 

Foto: Pixabay

redazione