Buon avvio per il settore agroalimentare nel 2019. Come riporta Ismea, nel primo trimestre il comparto agricolo è caratterizzato dal segno positivo, sebbene il suo contributo sia modesto alla crescita del Pil nazionale, e anche la produzione industriale si è rivelata in ripresa, per di più in controtendenza rispetto all’indice manifatturiero nazionale. Pesano ancora le incertezze delle relazioni commerciali che hanno determinato un rallentamento degli scambi.
Agricoltura
Il settore primario è cresciuto dello 0,1% ma è bene contestualizzare il dato: il primo trimestre è storicamente un periodo poco incisivo in termini produttivi per la maggior parte dei comparti. In crescita, invece, l’occupazione (+5,3% su base annua) trainata in particolare dalla crescita degli addetti indipendenti.
Alimentare
Se l’indice manifatturiero complessivo scende dello 0,8% la produzione industriale alimentare cresce invece dell’1,3% rispetto allo stesso trimestre del 2018. Merito dell’export che si è irrobustito dopo il rallentamento del 2018: questo è salito al 5,3% per un valore di 10,5 miliardi. Riprendono i flussi soprattutto verso Germania e Regno Unito (rispettivamente +4% e +14%) e verso gli Stati Uniti.
Crescono di poco anche i consumi alimentari domestici: +0,8% per la spesa delle famiglie, un dato comunque incoraggiante poiché il 2018 si era chiuso con un netto rallentamento della crescita.
Cereali
Il settore cerealico si caratterizza per un aumento dei prezzi su base annua per le principali colture: grano, duro e tenero, mais, orzo e riso. Per il frumento tenero il calo della produzione mondiale nel 2018 ha determinato l’aumento dei prezzi; il mais sconta una costante riduzione delle superfici coltivate e un continuo calo produttivo; la soia ha beneficiato di queste dinamiche. Il prezzo del grano duro è leggermente salito rispetto al 2018: +3%. Come ricorda Italmopa, infine, le semine 2019 di frumento hanno fatto registrare una contrazione delle superfici a frumento duro (calo del 7-8% a livello nazionale) e un incremento di circa il 3% di quelle a frumento tenero. Nel primo trimestre l’Italia ha dovuto aumentare le importazioni di frumento dall’Ue.
Zootecnia
Tendenza opposta per i principali prodotti zootecnici. Il prezzo medio del pollo, ad esempio, è sceso sotto 1 euro/Kg (peso vivo), pregiudicando i redditi degli allevatori. Le carni bianche restano fortunatamente appetibili per il consumatore: la spesa per le carni avicole è infatti cresciuta anche nel 2019 dopo l’aumento del 2,9% del 2019 (+1,8%).
Soffrono i mercati suinicoli. in continuità con il 2018. I prezzi di tutte le categorie da macello perdono più di 20 punti percentuali su base tendenziale. Segnali positivi invece dal numero dei capi avviati al macello, dalla spesa al consumo (+0,8% per le carni e +3,8% per il principale prosciutto Dop), e dall’export (+3,9% dei volumi disossati dei prosciutti a gennaio-febbraio rispetto allo stesso periodo 2018).
Il mercato bovino, infine, è in leggera ripresa. Se gennaio aveva scontato l’appesantimento del mercato, nel mese di febbraio e marzo i prezzi hanno cominciato a recuperare. In particolare per i vitelloni la scarsa disponibilità di offerta sembra ritardare lo stagionale ridimensionamento dei prezzi. A marzo i prezzi, partiti a gennaio da un negativo dell’1%, superano il dato del 2018 (+1%). I vitelli si attestano su buoni livelli anche se di poco inferiori a quelli del 2018. In sofferenza invece i prezzi per le carni all’ingrosso, a livelli inferiori rispetto al primo trimestre 2018. Il mercato sembra alleggerirsi grazie alla contrazione del numero di capi avviati al macello e delle importazioni. Tengono, in conclusione, i consumi domestici: la spesa sostenuta aumenta di 2 punti percentuali grazie ai prezzi più elevati e alla leggera espansione dei volumi esitati.
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