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Frumento, costi di produzione e ricavi in chiaroscuro

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L’analisi dei costi di produzione e dei ricavi delle aziende agricole che coltivano frumento duro e tenero evidenzia una redditività eterogenea a livello territoriale e che, a causa dei fattori climatici e di tecniche colturali non sempre adeguate, varia nel tempo. È quanto emerge dal rapporto: “I costi di produzione del frumento”, pubblicati dall’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), che esamina le spese e la redditività di numerose imprese agricole rappresentative del settore.

L’indagine rileva una sostanziale differenza di redditività tra le aziende agricole che coltivano frumento duro e tenero, che può essere attribuito ad almeno quattro fattori:
caratteristiche pedoclimatiche – che incidono sulla variazione della resa delle colture e sui quantitativi di materie prime impiegati;
capacità e modalità di affrontare il mercato – che influisce sui prezzi unitari per la vendita della granella e la paglia e sui prezzi per l’acquisto dei fattori produttivi;
contributi comunitari e nazionali (nel caso del frumento duro);
organizzazione aziendale e capacità di management delle imprese agricole – che incidono sulle spese relative alla manodopera, sui consumi di carburante e, indirettamente, sulla dotazione del parco macchine.

L’Ismea precisa che i prezzi e la redditività del mercato del frumento duro differiscono da quelli del mercato del frumento tenero. Per questo motivo i due cereali sono stati analizzati separatamente.

Frumento duro: i costi variabili vanno da un minimo di 434 euro/ha a poco più di 1.000 euro/ha, mentre i costi fissi variano da un minimo di 17 euro/ha (con utilizzo di contoterzisti), a un massimo di 740 euro/ha. I ricavi da produzione principale (esclusi quindi contributi e produzione secondaria) vanno da 660 euro/ha a 1.955 euro/ha, mentre nel caso dei contratti di coltivazione oscillano tra 880 euro/ha a 2.400 euro/ha.

Frumento tenero: i costi variabili vanno da un minimo di 720 euro/ha un massimo di 1.050 euro/ha, mentre i costi fissi variano da un minimo di 300 euro/ha a un massimo di 728 euro/ha. I ricavi da produzione principale (esclusi contributi e produzione secondaria) oscillano invece tra 960 euro/ha a 1.600 euro/ha.

Foto: Pixabay

red.