La recente diffusione Istat dei risultati sul commercio estero di carni e animali vivi, dell’indagine campionaria sulle consistenze animali (bovini, bufalini, suini, ovini, caprini e suini) riferiti al mese di dicembre 2017, nonché i dati per lo stesso anno sulle macellazioni a carni bianche e rosse, consentono di stimare un bilancio sia pure apparente sulla disponibilità di carni (escluse le preparazioni a base di carni) in Italia per il 2017.
Con riferimento alle macellazioni nel 2017 sono stati prodotti complessivamente poco più di 3,6 milioni di tonnellate peso-morto con una flessione del 4,6% rispetto all’anno precedente, di cui 2,3 milioni a carni rosse (-5,5%). Nel dettaglio, per quanto riguarda i bovini in generale (compresi i bufalini) sono stati avviati al macello complessivamente poco più 2,7 milioni di capi (-6,8%), con una corrispondente produzione di carni-peso morto di circa 756 mila tonnellate (-6,6%), attribuibili per 840 mila tonnellate ai bovini (-6,5%) e per le restanti 17 mila tonnellate ai bufalini (-9,7%). Tali flessioni sono il risultato di cali per tutte le categorie, ad eccezione per i vitelli di meno di 8 mesi (rispettivamente +2,0% e +1,3%). Le diminuzioni più significative interessano la categoria dei vitelloni (sia maschi che femmine) che con un complesso di poco più di 1,3 milioni di capi macellati ed una produzione di carne pari a circa 485 mila tonnellate diminuiscono di 126 mila capi e 289 mila tonnellate (rispettivamente -8,4% e -5,6%), seguiti dai vitelli di 8 mesi ed oltre con 68 mila capi macellati (-27,2%) per circa 12 mila tonnellate di carne (-26,9%). Decrementi generalizzati anche per le macellazioni dei bufalini, complessivamente pari a poco meno di 90 mila capi (-5,4%) e circa 17 mila tonnellate di carne ottenuta (-9,7%), queste ultime per la maggior parte ascrivibili alle bufale (circa 8 mila tonnellate, pari al -2,5%) e ai vitelli bufalini (7 mila tonnellate, pari al -11,8%). Dinamica complessivamente regressiva anche per le macellazioni di suini con 11,3 milioni di capi (-3,9%), dalle quali sono state ottenute poco meno di 1,5 milioni di tonnellate di carni (-5,0%), quasi totalmente ascrivibili alla categoria dei grassi (circa 11 milioni di capi per 1,4 milioni di tonnellate, pari rispettivamente al -3,2% e -4,8%). Al contrario, dinamiche di segno opposto per le macellazioni complessive di ovi-caprini, che con circa 3,0 milioni di capi per 35 mila tonnellate, mostrano un decremento del 3,2% in termini di capi avviati al macello e un aumento del 6,4% per le corrispondenti quantità di carni ottenute, esclusivamente ascrivibili agli ovini. (rispettivamente.29 mila capi macellati per 33 mila tonnellate di carni, pari al -2,9% e +6,2%). Nel 2017 risultano crollate le macellazioni di equini, pari a poco più di 28 mila capi per circa 8 mila tonnellate (-25,7% e -28,6%). Situazione analogamente regressiva per le carni bianche prodotte per complessivi 1,3 milioni di tonnellate (-3,0%). Nel dettaglio, sono stati avviati al macello poco più di 549 milioni di polli e galline con una produzione di carne pari a poco più di 1,0 milioni di tonnellate, (rispettivamente -0,9% e -1,5)%, prevalentemente ascrivibili ai polli da carne di 2 kg e più (378 milioni di capi per 814 mila tonnellate di carni). Seguono i tacchini con poco più di 28 milioni di capi macellati (-7,0%) e circa 309 mila tonnellate di carni (+7,0%). Infine, dinamiche negative anche per le carni di coniglio e selvaggina, che con circa 31 mila tonnellate complessivamente prodotte subiscono una flessione dell’8,3%.
Sul fronte del commercio estero di carni, limitatamente a quelle fresche, congelate e refrigerate e frattaglie delle principali specie nazionali, le importazioni complessive sono risultate pari a 1.513,3 mila tonnellate (+0,6%), controbilanciate da minori vendite all’estero (468,8mila tonnellate, pari a -4,0%). Nel dettaglio, le carni e frattaglie bovine sono state acquistate per 389,9 mila tonnellate (-0,9%) ed esportate per 146,3 mila tonnellate (+0,2%), quelle suine con 999,7 mila tonnellate acquistate e 147,6 mila vendute si attribuiscono dinamiche pari rispettivamente a +0,3% e -6,7%), parimenti seguite da quelle di pollame con 69,8 mila tonnellate importate (+18,1%) e 165,3 mila esportate (-6,9%). Le carni ovi-caprine aumentano sia nelle importazioni (+1.0%) che nelle vendite all’estero (+51,6%), seguite da quelle equine (rispettivamente -6,6% e +25,3%). Infine, l’insieme delle carni di conigli e selvaggina con 5,1 mila tonnellate importate e 2,6 mila esportate si attribuisce variazioni relative pari a -3,3% e +53,2%.
Dal calcolo di un bilancio apparente (produzione + importazioni – esportazioni = disponibilità) consegue una disponibilità complessiva di carni (escluse le preparazioni) per il 2017 pari a 4.667,3 milioni di tonnellate, con una flessione del 3,0% rispetto al 2016. Nel dettaglio, diminuisce l’offerta di carni bovine (1.000,0 mila tonnellate, pari al -5,4%), seguite da quelle suine (2.319,1 mila tonnellate, pari al -2,7%), equine (-18,0%) e quelle di pollame, con 1.229,4 mila tonnellate (-1,3%). Da tale bilancio si evidenziano flessioni nelle disponibilità anche delle carni di coniglio e selvaggina (-10,4%).
A completamento di tale quadro sintetico del comparto carni, è da far presente che nel 2017 l’Italia ha importato circa 1,2 milioni di bovini e bufalini vivi (+1,2%), a fronte di diminuite esportazioni (-49,8%), per la maggior parte bovini, importati per 1,1 milioni di capi (+1,8%) e venduti all’estero per appena 19 mila capi (-49,9%). Andamento totalmente regressivo per i suini, con diminuiti acquisti (1,6 milioni di capi, pari al -1,4%) e vendite (-37,5%). Dinamiche contrapposte, invece, per ovini e caprini, con minori importazioni (1,1 milioni di capi, pari al -5,1%) e maggiori esportazioni(+539,1%), mentre per gli equini calano sia le importazioni che le vendite all’estero (rispettivamente – 8,6% e – 17,7%). In flessione, infine, gli acquisti di avicoli, con 13,2 milioni di capi complessivamente importati (-3,1%) a fronte di maggiori esportazioni (16,3 milioni di capi, pari al +2,7%).
Sulla base delle dinamiche fin qui illustrate, le stime Istat sulle consistenze di fine 2017 mostrano che il patrimonio nazionale di bovini e bufalini al 1 dicembre 2017 risulterebbe complessivamente pari a circa 6,4 milioni di capi (+0,6%), mentre il patrimonio suino, con 8,6 milioni di capi, risulterebbe in aumento dell’ 1,1%.. In calo, invece, il patrimonio complessivo ovi-caprino con poco più di 8,2 milioni di capi (-1,2%).
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Bruno Massoli