La crisi dei consumi di carne bovina sembra andare verso la risoluzione. Dopo i risultati incoraggianti della fine dello scorso anno, i primi tre mesi del 2018 confermano il buon andamento. Lo riferisce l’Ismea, l’Istituto di Servizi per il mercato agricolo alimentare, nel report Tendenze relativo al trimestre gennaio-marzo dell’anno in corso.
In questo periodo è stato rilevato infatti un aumento dei quantitativi acquistati del 2,5% su base annua e una crescita ancora più netta della spesa con il +5% per via di un aumento dei prezzi e delle mutate abitudini di acquisto. I consumatori si stanno orientando sempre più verso le carni più pregiate (razze da carni pregiate ingrassate in stalle italiane).
Il consumo di carni fresche totali è salito dell’1,6%. E non solo la carne bovina ha beneficiato di questa tendenza positiva, ma anche le carni suine e avicole; in picchiata, invece, il consumo di carne di coniglio (-4,9%), un fenomeno “inarrestabile” lo definicono gli esperti di Ismea.
L’allevamento in Italia
Le preferenze dei consumatori, inoltre, si stanno indirizzando verso i prodotti allevati e macellati in Italia. Nel 2017 il patrimonio bovino italiano si è mantenuto stabile (+0,3%) con una leggera contrazione della mandria da latte (-0,5%) e un aumento di quella destinata a produrre carne (+1,8%). Invariato il livello numero delle vacche nutrici, un dato che non favorisce il miglioramento del tasso di autosufficienza (ancora al 52%), mentre aumenta la presenza di vitelloni maschi tra 1 e 2 anni, a sottolineare come sia l’ingrasso l’attività che cresce negli allevamenti italiani.
Negli allevamenti locali i prezzi restano sostenuti: per i vitelloni il livello resta sopra quello dello scorso anno (superiore del 2%). Per l’indice dei prezzi dei mezzi di produzione, nel primo trimestre del 2018 è stato rilevato un aumento per i mangimi (+14%), soprattutto per le farine proteiche, e una ripresa meno evidente per i prodotti energetici (+3% sul 2017).
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