Tiene l’offerta mondiale di latte. Nell’Unione Europea, nei primi due mesi del 2018, le consegne sono cresciute del 3,5%, negli Stati Uniti la produzione rimane dinamica mentre l’Australia sta invertendo la rotta dopo le difficoltà della campagna 2016/2017. In Italia il settore ha visto un buon andamento delle esportazioni. Sul fronte delle importazioni la Cina si conferma come una delle principali destinazioni dei prodotti lattiero-caseari. Sono alcuni dei dati rilevati dall’Ismea, l’Istituto di Servizi per il mercato agricolo alimentare.
Latte alla stalla meno caro
L’incremento segnato nell’Unione Europea è stato trainato dalle buone prestazioni di tutti i principali produttori di latte. La Germania ha fatto segnare un aumento del 4,5% rispetto al primo bimestre dello scorso anno, la Francia del 3,8%, la Polonia del 3,3% e l’Italia del 4,4%. Dati negativi solo da Paesi Bassi, Ungheria e Svezia.
Segno positivo anche negli Stati Uniti: dopo il +0,7% del 2017 l’incremento dell’inizio del 2018 è salito a 1,8% nonostante il calo del prezzo del latte registrato dallo scorso novembre anche a causa di un rallentamento della domanda interna. In Nuova Zelanda invece c’è stato un forte calo per via della siccità che ha pregiudicato la produzione di mangimi.
Le conseguenze di questa maggiore disponibilità di latte ha comportato una riduzione dei prezzi alla stalla: gli allevatori UE a febbraio 2018 hanno percepito in media 34,5 euro/100 kg (-3% rispetto al mese precedente e al -8% rispetto a fine 2017). Secondo l’Ismea la tendenza potrebbe accentuarsi anche per via del picco stagionale della produzione di latte nell’UE.
Per quanto riguarda i derivati del latte, a livello europeo è cresciuta la produzione di formaggio e di burro (rispettivamente +2,4% e +1,7% nel periodo gennaio-febbraio). Su anche la produzione di latte scremato in polvere (+9,4%). Per i prezzi, se quelli di formaggio e burro sono in aumento, quelli delle polveri sono in calo.
Export e Italia
Il 2018 conferma poi la tendenza positiva dell’export di formaggi dai Paesi UE a quelli terzi nonostante il deprezzamento del dollaro sull’euro. Le esportazioni sono salite del 3% su base tendenziale. Sul fronte della domanda internazionale, infine, la Cina ha di molto aumentato le importazioni di tutti i prodotti lattiero-caseari nel 2017.
Nel 2017 l’Italia ha fatto segnare una buona performance sul mercato mondiale con un aumento dell’11% rispetto al 2016 delle esportazioni dei prodotti lattiero-caseari, confermandosi come quarto player a livello mondiale dopo Germania, Francia e Paesi Bassi. Sono state 412,5 mila le tonnellate di formaggi che hanno varcato i confini nazionali con oltre 2,6 miliardi di euro di introiti. E se l’euro forte ha penalizzato lo sbocco negli Stati Uniti l’export verso Giappone e Canada ha visto un esito positivo per i formaggi italiani (rispettivamente +11% e 14% in più in termini di valore sul 2016). Solo Grana Padano e Parmigiano Reggiano hanno realizzato circa un terzo del valore totale generato all’estero.
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