A novembre i prezzi delle commodities alimentari hanno registrato una lieve flessione, a causa del calo dei listini dei prodotti lattiero-caseari, che hanno compensato il forte aumento delle quotazioni dello zucchero e degli oli vegetali. Lo comunica l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (Fao), sottolineando che l’Indice Fao dei prezzi alimentari si è attestato su un valore medio di 175,8 punti, registrando un calo dello 0,5% rispetto al mese di ottobre, ma restando su livelli superiori del 2,3% rispetto a novembre 2016.
La Fao precisa che la flessione di novembre è stata determinata principalmente dal calo del 4,9% dell’Indice dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari, dovuto alla riduzione delle quotazioni del burro, del formaggio, del latte intero, di quello scremato e di quello in polvere.
L’Indice Fao dei prezzi delle carni è invece rimasto sostanzialmente stabile: l’aumento dei listini della carne bovina è stato compensato dal calo delle quotazioni della carne suina.
A novembre l’Indice Fao dei prezzi dei cereali ha registrato un lieve aumento, dovuto principalmente al rialzo dell’1,1% delle quotazioni internazionali di riso.
L’Indice Fao dei prezzi dello zucchero è salito del 4,5%, soprattutto grazie al calo delle esportazioni dal Brasile e alle preoccupazione relative al fatto che i prezzi stabili del petrolio possano determinare una maggiore produzione, che potrebbe essere impiegata per produrre etanolo.
Infine, l‘Indice Fao degli oli vegetali è salito dell’1,2% rispetto a ottobre, grazie all’aumento dei listini dell’olio di soia. I valori dell’olio di palma sono invece diminuiti, a causa dei livelli di scorte più elevati del previsto in Malesia.
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