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Comparto suino, ripresa prosegue anche nel 2017

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carne peste suina

Dopo la crisi attraversata nel biennio 2014-15, il comparto suinicolo italiano ha continuato a mostrare segni di ripresa anche nel 2017. È quanto emerge dal rapporto “Suini: tendenze del settore” pubblicato da Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), secondo cui a partire dalla seconda metà dell’anno è stato però registrato un rallentamento, caratterizzato dall’attenuazione delle tensioni di mercato e dal ribasso delle quotazioni a livello internazionale.

Prezzi – L’Istituto evidenzia che la decelerazione si è manifestata a partire dal mese di giugno, attraverso il calo delle quotazioni medie dell’Unione Europea, che sono passate da circa 188 a circa 167 euro/100 kg peso morto (media per le classi E-R ), prevalentemente a causa della diminuzione delle esportazioni. La flessione sarebbe dovuto soprattutto all’aumento dei prezzi della carne suina, che ha reso il prodotto comunitario meno competitivo sul mercato internazionale, al crollo della domanda cinese di carne suina estera e alla temporanea sospensione delle licenze per l’esportazione in Cina dei due principali trasformatori di carne suina in Germania.

Esportazioni – Da gennaio a giugno 2017 le esportazioni europee di carne suina sono diminuite del 14% rispetto allo stesso periodo del 2016, ma grazie ai prezzi elevati hanno recuperato in valore (cresciuto del 2%). Nei primi sette mesi del 2017 le esportazioni UE di carne suina in Cina sono crollate del 43% in volume rispetto all’anno passato, pur restando sostanzialmente più elevate rispetto a quelle del 2015 (+78%). Il crollo delle esportazioni in Cina è stato però bilanciato, in parte, dal significativo aumento nel commercio con altri partner asiatici, in particolare Giappone, Corea del Sud e Filippine. Dato che i prezzi europei restano alti in confronto a quelli dei competitor internazionali, Canada e Stati Uniti hanno aumentato la loro quota sulle importazioni cinesi, passando dal 23% del primo trimestre al 35% nel secondo, a danno dell’UE che è passata dal 69% al 57%.

Produzione e macellazioni – Nel mese di giugno 2017 il patrimonio europeo di scrofe è aumentato dell’1,2% rispetto a dicembre 2016, registrando un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi due anni, che sono stati caratterizzati da una forte riduzione del numero di capi. I Paesi che hanno contribuito maggiormente a questa ripresa sono la Spagna, i Paesi Bassi e la Polonia. L’Ismea aggiunge che tra gennaio e luglio 2017 si è verificato un generalizzato calo delle macellazioni UE (-2,2% in numero di capi), tranne che in Spagna, a causa della contrazione del patrimonio che si è registrata negli ultimi due anni. Coerentemente con l’aumento del numero di capi allevati registrato nella prima metà del 2017, si prevede un rallentamento del calo della produzione per la fine dell’anno, che dovrebbe attestarsi all’1,1% rispetto al 2016. La produzione UE di carne suina dovrebbe poi ripartire nel 2018 (circa +1%).

Mercato nazionale – La crescita delle quotazioni all’origine per i suini, maggiormente evidente per quelli da allevamento, è proseguita fino al mese di luglio 2017, grazie alla forte domanda estera e agli aiuti straordinari al mercato della Commissione Europea, che sono stati messi in atto nel corso del 2016. Tuttavia, a partire da agosto l’Indice Ismea dei prezzi all’origine dei suini ha riportato un netto calo rispetto ai mesi precedenti. In particolare, a ottobre è stata registrata una flessione del 3,9% rispetto al mese di settembre, che ha interessato sia i suini da macello (-3,8% su base congiunturale), sia quelli da allevamento (-4,7%).

Foto: © ilfede – Fotolia

red.