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Dinamiche congiunturali del settore agro-zootecnico italiano nella prima metà 2017

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Nel secondo trimestre 2017 il Prodotto Interno Lordo (PIL) italiano in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, ha segnato un aumento dello 0,4% sul trimestre precedente, con la crescita tendenziale più alta degli ultimi sei anni (+1,5% rispetto al secondo trimestre 2016). A tale crescita hanno contribuito positivamente la domanda nazionale al netto delle scorte per lo 0,3% e le scorte per lo 0,1%, mentre l’apporto della domanda estera netta è stato nullo, con aumenti congiunturali di intensità simile delle importazioni di beni e servizi (+0,7%) e delle esportazioni (+0,6%). Dal lato della domanda, alla crescita congiunturale dei consumi finali nazionali (+0,2%) si è associato un aumento più marcato degli investimenti fissi lordi (+0,7%). La ripresa degli investimenti è stata determinata dal recupero della spesa per macchine, attrezzature e altri prodotti (+0,6%) e, in misura maggiore, di quella per mezzi di trasporto (+8,2%), attenuata dagli investimenti in costruzioni che, invece, hanno segnato una diminuzione (-0,4%). Il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è aumentato nel secondo trimestre (+0,9% rispetto al trimestre precedente), registrando, quindi, una ripresa rispetto al primo trimestre (-0,5%).

In tale contesto, il settore agro-zootecnico nel corso della prima metà del 2017 ha mostrato in complesso una tendenza di miglioramento dei prezzi, controbilanciata, tuttavia, da una significativa incertezza a causa dell’elevata volatilità dei mercati e di un andamento meteo-climatico sfavorevole. 

Secondo Istat nel 2016 il comparto cerealicolo, escluso il riso, ha registrato un incremento complessivo di produzione raccolta (+6,0%). Nel dettaglio, le produzioni risultano aumentate in misura significativa per frumento duro (+14,8%), orzo (+3,5%) e mais (+3,7%) solo in minima parte controbilanciati dalla flessione produttiva per il frumento tenero (-0,3%). Con riferimento alle piante industriali (esclusi barbabietola da zucchero e tabacco) la produzione complessiva è risultata diminuita dello 0,4%, con la soia calata del 3,2%, positivamente controbilanciata dagli incrementi per girasole (+8,2%) e colza (+25,1%).

Sul fronte zootecnico, Istat ha stimato al 1 giugno 2017 un patrimonio bovino e bufalino pressoché invariato rispetto alla pari data del 2016, certificando una diminuzione irrilevante di appena 3 mila capi, quale saldo tra la flessione dei bovini (-18 mila capi, pari al -0,3%) quasi interamente compensata dall’incremento di 15 mila capi per i bufalini (+3,8%). Tra i bovini, si evidenzia il calo maggiore per le vacche da latte (-31 mila capi, pari al -1,9%) controbilanciato dall’aumento per le bufale (+28 mila capi, pari al +7,5%). Al contrario, il patrimonio suino con circa 8,8 milioni di capi ha spuntato un incremento dello 0,8%, quasi esclusivamente ascrivibile ai suini da ingrasso (5,2 milioni di capi, pari al +2,3%).
Il comparto delle carni è risultato caratterizzato da flessioni nelle quantità complessivamente ottenute dalle macellazioni sia a carni rosse (-3,9%) sia a carni bianche (-1,4%). Al loro interno, i cali più sostenuti si registrano per bovini e bufalini (complessivamente -5,1%), suini (-2,5%) e ovi-caprini (-2,1%); da evidenziare il crollo per le carni equine (-34,2%). Analogamente, tra le carni bianche si registrano flessioni soprattutto per quelle di pollame (-1,1%), tacchino (-1,5%) e coniglio (-8,5%), tenuto conto che l’insieme di tali carni rappresenta il 99,2% delle macellazioni a carni bianche.

Per quanto riguarda i prezzi agricoli, secondo Istat, l’indice generale dei prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori relativi al 1 semestre 2017 è risultato pari a 114,8 punti (+7,1% rispetto al pari periodo 2016), con incrementi sia per i prodotti vegetali (+7,2%) che per quelli animali e relativi prodotti (+6,9%). Da evidenziare, tuttavia, la flessione per i cereali (indice 107,8, pari a -5,4%) quasi esclusivamente attribuibile al frumento (indice 112,1, pari a -8,0%). Per i prezzi dei prodotti acquistati l’indice generale è risultato pari a 109,5 punti, con un lieve aumento dello 0,7%, con incrementi identici pari a: +0,7% per i consumi intermedi (indice 109,3) e +0,8% per gli investimenti (indice 110,0). Nel dettaglio, quasi tutte le tipologie dei consumi intermedi hanno registrato incrementi più o meno marcati, ad eccezione di cereali (indice 118,4, pari a -6,9%), sementi (indice 122,3, pari a -2,7%), concimi ed ammendanti (indice 107,9, pari a -4,7%) e altri servizi-spese generali (- 0,4%).

Secondo Ismea la ragione di scambio per il settore Agricoltura è risultata pari a 115,3 punti percentuali (122,9 punti per le coltivazioni e 107,2 punti per i prodotti zootecnici). Rispetto al pari semestre 2016, l’agricoltura in complesso si è aggiudicata +14,0 punti, il comparto coltivazioni +18,1 punti e quello relativo ai prodotti zootecnici +9,5 punti.
Per quanto riguarda il nostro agroalimentare, il 1° semestre 2017 ha mostrato incrementi complessivi in valore sia per l’import (+7,0%) che per l’export (+6,7%) rispetto al 2016. In pratica, sono state importate merci per 21,7 miliardi di euro a fronte di vendite all’estero per 19,7 miliardi, con una importazione netta pari a 1,8 miliardi di euro, vale a dire 339 milioni di euro in più rispetto al 2016 (+23,4%). A contribuire a tale crescita negativa sono stati maggiormente i settori della pesca (174 milioni di euro di import netto), grassi ed oli animali e vegetali (349 milioni) e carni e frattaglie (74 milioni) in parte controbilanciati da flessioni per tabacchi e succedanei lavorati (-203 milioni di euro), bevande ed alcool (-267 milioni) e preparazioni alimentari varie (-130 milioni). Da evidenziare gli aumenti dell’interscambio per i mangimi composti in complesso pari in valore al + 8,6% per l’import ed al + 1,1% per l’export, con un saldo negativo di circa 100 milioni di euro.

La conseguenza delle dinamiche differenziate degli indicatori considerati è il persistere di indici negativi per il clima di fiducia sia delle aziende agricole sia delle imprese alimentari, anche se in misura più contenuta. Nel dettaglio, nel primo semestre 2017 l’indice di clima di fiducia Ismea della componente agricoltura è risultato mediamente pari a -5,5 punti (-3,3 nel primo trimestre e -7,7 nel secondo) recuperando circa 2,2 punti rispetto al pari periodo 2016 (-7,7). Al contrario, da evidenziare la dinamica per la componente industria alimentare che, per il corrispondente semestre 2016, era risultata di segno positivo (mediamente +10,0 punti), mentre nel 2017 ha registrato una flessione dello 0,8 (-1,7 punti nel 1 trimestre e +0,1 punti nel trimestre successivo).

 

Foto: Pixabay

 

Bruno Massoli