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Fao: aumentano costi delle importazioni alimentari

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Nel 2017 il costo delle importazioni alimentari dovrebbe aumentare del 6% rispetto allo scorso anno, fino a raggiungere i 1.413 trilioni di dollari. Si tratta del secondo record registrato sinora, che giunge nonostante i prezzi delle materie prime alimentari si siano mantenuti generalmente stabili. È quanto emerge dal rapporto “Food Outlook” pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (Fao), secondo cui l’incremento sarebbe determinato dalla crescita della domanda internazionale della maggior parte dei prodotti alimentari e dai tassi di trasporto più elevati.

La Fao precisa che i maggiori costi d’importazione arrivano in un momento in cui le scorte sono ingenti, le previsioni di raccolto sono elevate e i mercati dei prodotti alimentari restano ben forniti. Aggiunge che mentre le tendenze di produzione sono generalmente ampie, i prezzi medi delle transazioni internazionali possono mascherare tendenze più specifiche. Per esempio, anche se i prezzi del grano internazionale sono rimasti stabili, nel luglio 2017 il grano americano Hard Red Spring – una varietà popolare di alta qualità che contiene una quantità di proteine sufficiente per produrre la pasta – era più alto del 40% rispetto all’anno scorso. Anche le varietà di riso aromatico sono aumentate otto volte più velocemente rispetto all’Indice Fao del riso, che quest’anno è aumentato del 4%.

La Fao precisa che anche il settore zootecnico e quello lattiero-caseario sono particolarmente dinamici. Nel 2017 l’Indice Fao dei prezzi del burro è salito finora del 41%, più di tre volte rispetto all’Indice dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari di cui è una componente. Inoltre, quest’anno i costi d’importazione della carne dovrebbero raggiungere l’aumento storico record di 176 miliardi di dollari, registrando una crescita del 22% rispetto al 2016.

Sembra destinata ad aumentare anche la produzione mondiale di latte, che dovrebbe crescere dell’1,4%, grazie a una robusta espansione del 4% in India, anche se regolamentazioni ambientali più severe e controlli di qualità in Cina potrebbero determinare una contrazione. È previsto un leggero aumento anche della produzione mondiale di oli vegetali, mentre la produzione globale di soia, nonostante l’incremento delle semine nell’emisfero settentrionale, dovrebbe diminuire. I rendimenti del legume dovrebbero tornare ai livelli normali dopo le condizioni meteorologiche ottimali dello scorso anno.

Foto: © candy1812 – Fotolia.com

red.