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Gli scambi commerciali con l’estero dei prodotti agroalimentari italiani nel 1 semestre 2016

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Nei primi sei mesi 2016 la bilancia agroalimentare italiana, con 20,3 miliardi di euro complessivamente erogati per import (-0,7% rispetto al pari semestre 2015) e 18,4 miliardi di export (+3,3%), risulta positiva con un avanzo di 441 milioni di euro, determinato dal saldo tra minori importazioni per 150 milioni di euro ed un aumento nelle esportazioni per 591 milioni di euro. Ne consegue che l’importazione netta risulta diminuita a 1,9 miliardi di euro a fronte degli oltre 2,6 miliardi registrati per il pari semestre 2015 (-28,1%).

Dal lato delle importazioni, oltre i 2/3 del valore sono concentrati in 10 gruppi merceologici (capitoli) (69,0%), di cui il 51,2% in soli 6 gruppi. Nel dettaglio, tra i primi 6 prevalgono le carni e frattaglie (fresche, refrigerate e congelate) per circa 2,1 miliardi di euro (10,1% dell’import agro-alimentare), seguite dai prodotti della pesca (poco più di 2,0 miliardi di euro, pari al 10,0%).. Seguono, in ordine di importanza, i prodotti relativi a grassi e oli animali o vegetali (capitolo 15) per un esborso di circa 1,9 miliardi di euro (9,2%), latte e prodotti derivati, uova e miele per 1,5 miliardi di euro (7,6%), frutta (circa 1,5 miliardi , pari al 7,2%), cereali (1.4 miliardi di euro, pari al 7,0%) e tabacchi e succedanei (1,1 miliardi, pari al 5,2%). Da evidenziare, infine, i prodotti del capitolo 23 (panelli e farine di estrazione e mangimi composti) con 0,9 miliardi di euro.

Rispetto al pari periodo 2015, si evidenziano dinamiche abbastanza differenziate, con cali negli esborsi per carni (-8,2%), oli e grassi di origine animale o vegetale (-10,0%), latte e derivati (-10,3%) e frutta (-1,7%), ed, infine, per residui e cascami delle industrie alimentari; alimenti preparati per gli animali (-17,4%), solo in parte controbilanciati da maggiori erogazioni per i rimanenti gruppi considerati, ed in particolare per tabacchi e succedanei (+11,4%) e frutta (+5,4%). A differenza dell’import, le esportazioni risultano maggiormente concentrate in 5 gruppi di prodotti (10,3 miliardi di euro, pari al 55,7% del valore complessivo). Al loro interno, 3,7 miliardi di euro (20,3%) sono da ascrivere a bevande ed alcolici, seguiti dalle preparazioni di prodotti vegetali a base di cereali (2,1 miliardi di euro, pari all’11,6%) e ortaggi, legumi e frutta (8,6%), frutta (8,0%) e latte e derivati, uova e miele (7,3%). Per tali gruppi di prodotti, si registrano incrementi oscillanti tra il +5,8% per la frutta ed il +1,0 per le preparazioni a base di cereali. Fa eccezione il gruppo delle preparazioni a base di ortaggi, legumi e frutta, che decresce lievemente dello 0,4%. Nello specifico, con particolare riferimento ai singoli prodotti che direttamente o indirettamente interessano prevalentemente il comparto zootecnico (cereali, carni, latte e derivati e alimenti per uso zootecnico), le dinamiche all’interno delle importazioni e esportazioni si presentano marcatamente differenziate.

Per quanto riguarda i cereali, il valore degli acquisti di frumenti (tenero e duro) è complessivamente ammontato a 845 milioni di euro registrando così un decremento del 6,3%, a fronte di maggiori quantitativi importati (+16,2%, da 3,3 a 3,9 milioni di tonnellate), mentre le esportazioni hanno registrato cali in termini di quantità e valore (rispettivamente -39,7% e -62,9%). Analogamente, per il granoturco, al secondo posto con 2,2 milioni di tonnellate acquistati (32,6% delle importazioni totali di cereali, compreso il riso) si registrano incrementi del 17,0% in quantità e del 20,8% in valore, a fronte di contrapposti e significativi cali nell’export in quantità (- 61,8%) ed in valore (-7,2%). Vale la pena evidenziare dinamiche analoghe, infine, per il riso con 136 mila tonnellate importate (+36,0% ed al 3° posto tra i cereali) per un valore di circa 71 milioni di euro (+13,7%) a fronte di un export di 346 mila tonnellate (-3,7%) per un introito di 270 milioni di euro (-4,4%). Per le carni e frattaglie, l’importazione netta complessiva risulta in calo con 65,7 mila tonnellate (- 11,1%) per un saldo in valore di 213 milioni di euro (-16,3%). In tale gruppo merceologico l’interscambio conferma anche per il semestre considerato la concentrazione quasi assoluta nelle carni fresche, refrigerate o congelate, Nel dettaglio, i dati di import mostrano al primo posto le carni bovine, importate per circa 198 mila tonnellate (-1,8%) con un esborso di 948 milioni di euro (-10,4%). Seguono le canni suine, con una importazione complessiva di 496 mila tonnellate (-6,1%) per 814 milioni di euro (-12,6%) e quelle avicole, con poco più di 29 mila tonnellate acquistate (-8,5%) per 65 milioni di euro (-4,0%).

Dal lato delle esportazioni, al primo posto per quantità si situano le carni avicole esportate per poco più di 83 mila tonnellate (+13,9%) con un introito di 163 milioni di euro (+1,6%), seguite da quelle suine, vendute per circa 72 mila tonnellate (+34,8%) con un introito di 115 milioni di euro (+24,9%). Infine, al terzo posto, le carni bovine con circa 68 mila tonnellate (-1,2%) per 261 milioni di euro (-4,3%). Per il gruppo lattiero caseario, da evidenziare il crollo marcato registrato dall’importazione netta per formaggi e latticini (-439 milioni di euro e +56,3% rispetto al pari semestre 2015), quale saldo tra un esborso di 722 milioni di euro (-10,0%) ed introiti per poco meno di 1,2 miliardi di euro (+7,2%). Per quanto riguarda i mangimi composti, i risultati mostrano dinamiche differenziate tra quantità e valori. Nel semestre in esame le quantità complessivamente importate sono ammontate a 290 mila tonnellate (+2,2%) per 373 milioni di euro (-5,8%), a fronte di un più marcato incremento nei quantitativi venduti all’estero (375 mila tonnellate, pari al +19,4) introitando 285 milioni di euro (+4,0%). Con riferimento alle due macro-categorie di mangimi (cani o gatti e altri animali). l’import in termini di quantità presenta andamenti pressoché analoghi con incrementi del 2,0% circa a fronte di corrispondenti decrementi in valore, pari al -7,4% per cani o gatti e – 2,4% per mangimi per altri animali. Analoghe ma in misura più significativa le differenziazioni per le esportazioni. Gli alimenti per cani o gatti risultano esportati per 106 mila tonnellate (-40,9%) con un introito calato a 122 milioni di euro (-12,9%), mentre quelli destinati all’alimentazione degli “altri animali” le vendite all’estero con 269 mila tonnellate risultano pressoché raddoppiate (+99,2%) con un incremento in valore del 21,8%.

 

Foto: Pixabay

Bruno Massoli