Entro il primo trimestre di ogni anno, l’Istituto nazionale di statistica (Istat) diffonde i risultati riepilogativi sulle consistenze nazionali dei principali allevamenti italiani (bovini, bufalini, suini, ovini, caprini e equini), nonché le macellazioni di carni rosse e bianche e i dati di commercio estero di animali vivi e carni con riferimento all’anno precedente. Limitatamente alle consistenze di bestiame la disponibilità periodica di tali informazioni è di notevole interesse non soltanto per le politiche comunitarie ma soprattutto per quelle nazionali basate sulle indicazioni ed analisi provenienti dalle interrelazioni ed interdipendenze con altre statistiche nazionali (disponibilità di materie prime per l’alimentazione animale e relativa produzione mangimistica, produzione e grado di autoapprovvigionamento di carni, ecc. Appare, pertanto, evidente la necessità di disporre informazioni che riflettano il più possibile la realtà e le dinamiche del settore zootecnico, ricorrendo a tutte le fonti alternative di tipo statistico ed amministrativo ritenute valide. In tale ottica, per una valutazione della qualità delle statistiche Istat sulle consistenze di bestiame, è possibile disporre oltre alle altre statistiche sempre di fonte Istat (commercio estero di animali vivi e carni, macellazioni, produzione di mangimi composti produzioni di cereali, piante industriali, foraggere avvicendate, ecc.); anche dei dati di tipo amministrativo disponibili presso la Banca Dati Nazionale dell’Anagrafe Zootecnica1 che offre una serie di informazioni aggiornate al 15 di ogni mese, diverse o più dettagliate di quelle Istat sulle consistenze bovini e bufalini e suini, che se integrate o raffrontate con le informazioni Istat potrebbero consentire analisi di qualità più puntuali.
Le rilevazioni Istat e le anagrafi zootecniche
Per quanto riguarda i patrimoni nazionali di bovini e bufalini, secondo le stime Istat, peraltro al momento rese disponibili solo da Eurostat, al 1 dicembre 2014 in Italia risultano allevati 6,126 mila bovini e bufalini con una lieve flessione (-2,0%) rispetto all’anno precedente. Tale decremento è il risultato di diminuzioni complessive per entrambe le specie. Nel dettaglio, i bovini con 5.757 mila capi registrano una flessione dell’1,5% rispetto al 2013, rafforzata dal decremento più marcato dei bufalini, passati da 403 a 369 mila capi (-8,5%). Negli ultimi dieci anni (periodo 2005-2014) il patrimonio italiano di bovini ha registrato una dinamica regressiva pressoché costante, calando da 6.252 mila capi nel 2005 agli attuali 5.757 mila capi (-7,9%), a fronte di un andamento costantemente progressivo del patrimonio bufalino, con aumenti da 205 mila capi nel 2005 agli 369 mila nel 2014, dopo aver superato quota 400 mila capi nel 2013.
Con riferimento al patrimonio suinicolo, con l’indagine di dicembre 2014 Istat certifica che il patrimonio suinicolo nazionale ammonterebbe a 8.676 mila capi, con un aumento dell’1,3% rispetto al 2013 e con una inversione di tendenza dopo i decrementi del 2012 sul 2011 (-7,4%) rafforzata nel 2013 sul 2012 (-1,2%). Dalla lettura delle dinamiche nel periodo 2005-2014 si evince che il patrimonio suinicolo si è mantenuto costantemente al di sopra dei 9,2 milioni di capi, raggiungendo la soglia di 9,4 milioni di capi nel 2011 per poi decrescere a 8,7 milioni negli anni successivi.
Consistenze di bovini e bufalini, e suini
(numero di capi in migliaia)
ANNI |
STATISTICHE ISTAT |
ANAGRAFI ZOOTECNICHE |
||||
Bovini |
Bufalini |
Suini |
Bovini |
Bufalini |
Suini |
|
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 |
6.252 6.117 6.283 6.179 6.103 5.832 5.898 5.743 5.847 5.757 |
205 231 294 307 344 365 354 349 403 369 |
9.200 9.281 9.273 9.252 9.157 9.321 9.351 8.662 8.562 8.676 |
6.110 6.156 6.059 5.912 5.840 5.786 5.695 5.555 5.501 5.561 |
306 337 363 356 358 366 375 377 379 377 |
(n.d.) (n.d.) (n.d.) 8.887 9.017 9.241 8.904 8.859 8.747 8.658 |
Fonte: Istat; SIEV – Banca dati di Teramo (anagrafi zootecniche)
(n.d.) L’anagrafe suina è da considerarsi a regime solo a partire dal 2008
Premesso che tra le statistiche delle due fonti in questione le classificazioni e raggruppamenti utilizzate presentano una omogeneità pressoché totale, alla data del 31 dicembre 2014 secondo l’anagrafe risultano presenti 5.561 mila capi, vale dire poco meno di 200 mila capi di quelli stimati da Istat (-3,5%), evidenziando così che rispetto al 2013 il suddetto patrimonio denunciato ai fini amministrativi risulterebbe maggiore dell’1,0% rispetto a quello dichiarato da Istat. L’esame dettagliato delle serie storiche dei dati delle due tipi di fonti evidenzia differenze per i bovini per ciascun anno del periodo considerato che oscillano tra circa 150 – 250 mila capi in più nelle stime Istat, ad eccezione degli anni 2006 (6.117 mila capi per Istat a fronte di 6.156 mila per l’anagrafe) e 2010 (per Istat 5.832 mila capi nel 2010, anno di effettuazione, tra l’altro, del censimento agricolo, contro 5.786 mila capi in anagrafe). Al contrario, per i bufalini, le differenze tra le due fonti si presentano marcate fino al 2010, anno in cui i dati Istat risultano più o meno in linea con quelli dell’anagrafe.
Anche per il comparto suinicolo il raffronto con la corrispondente anagrafe evidenzia differenze non sempre comprensibili. Al riguardo i dati amministrativi indicano un numero di capi suini presenti negli allevamenti dal 2008 al 2014 attestatosi costantemente a circa 8,8-8,9 milioni di unità, ad eccezione per gli anni 2009 (9,0 milioni) e 2010 (9,2 milioni). Il raffronto con le corrispondenti stime Istat mostra dinamiche contrastanti fino al 2011, durante il quale la differenza tra le due fonti si allarga sensibilmente con 9,4 milioni di capi per Istat contro 8,9 milioni nell’anagrafe (447 mila capi pari a 5 punti percentuali). Successivamente, le consistenze Istat calano marcatamente, anche al di sotto di quelle in anagrafe, fino a livellarsi quasi perfettamente nel 2014.
La disponibilità di informazioni infra-annuali (giugno) anche nella anagrafe zootecnica per bovini e bufalini, a livello di macro-categorie, consente di approfondire ulteriormente l’analisi comparativa tra le due fonti, evidenziando:
a) le stime Istat riferite al mese di giugno risultano essere sempre superiori ai corrispondenti dall’anagrafe anche per tutte le macro-categorie considerate, con variazioni percentuali in qualche caso marcate;
b) dinamiche simili anche per le informazioni riferite al mese di dicembre, con unica lieve controtendenza per i bovini di età inferiore a 1 anno (-0,1%);
c) situazioni marcatamente differenziate qualora si esaminano i dati della stessa fonte tra giugno e dicembre.
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Bruno Massoli