Home Economia Identikit dell’acquacoltura: dove va il consumo ittico?

Identikit dell’acquacoltura: dove va il consumo ittico?

698
0

L’acquacoltura è un’industria giovane rispetto all’allevamento di bestiame, ed è cresciuta praticamente da un livello nullo nel 1950 fino ad una produzione record di 66.5 milioni di tonnellate nel 2012, quasi trenta volte maggiore rispetto al 1970. Circa il 50% dei 127 miliardi di dollari di valore delle esportazioni mondiali di pesce – ricorda un recente rapporto della FAO – nel 2011 venivano dai paesi in via di sviluppo, i quali realizzano dal commercio di pesce entrate nette superiori a quelle ottenute dalle esportazioni di tè, riso, cacao e caffè messe assieme. In termini di consumo umano diretto, la pesca d’allevamento nel 2014 ha superato la pesca da cattura, che ha raggiunto un livello stabile a metà degli anni ’80 ed è prevista crescere solo del 5% nell’arco del prossimo decennio, grazie soprattutto alla riduzione degli sprechi, a delle migliori attrezzature che riducono la cattura di pesci non desiderati e ad una migliore gestione pesce delle attività di pesca.

 

Il consumo mondiale pro-capite di pesce è cresciuto da 9.9 kg nel 1970 a 19.1 kg nel 2012, sebbene i tassi varino sensibilmente tra le regioni e all’interno delle stesse. Africa, America Latina e Vicino Oriente hanno livelli di consumo di pesce pari a circa la metà del tasso mondiale, mentre Asia, Europa e Nord America hanno tutte tassi intorno ai 21 kg pro-capite. Il pesce ha un ruolo nutrizionale speciale Il pesce è la più sana di tutte le carni, il suo allevamento carboniosa un’ impronta di carbonio di gran lunga inferiore a quella del bestiame, ed è anche un enorme fornitore dei micronutrienti di cui le persone hanno bisogno. Oltre alle calorie e alle proteine che fornisce, il pesce riduce il rischio di cardiopatie coronariche e migliora il funzionamento cardio-vascolare. Il pesce è anche un ottimo fornitore di acidi grassi polinsaturi a catena lunga n-3 (LC n-3 PUFA), che sono statisticamente associati ad un migliore sviluppo cognitivo, misurato dalla capacità di lettura fino all’età di 12 anni.

 

“Il pese non è solo cibo” dice Jogeir Toppe, esperto FAO di pesca e nutrizione che cita il caso della mola, un pesce di stagno del Bangladesh che ha livelli eccezionalmente alti di zinco, ferro e vitamina A, oltre che un contenuto di calcio pari a 80 volte quello della tilapia. Specie oceaniche simili presenti altrove, come le sardine di lago africane, hanno profili simili dal punto di vista dei nutrienti, ma molti pesci indigeni devono ancora essere studiati.Queste caratteristiche sono preziosissime dal momento che 800,000 morti infantili ogni anno sono attribuibili alla carenza di zinco, 250 milioni di bambini in tutto il mondo sono a rischio di carenza di vitamina A, e quasi un terzo della popolazione mondiale è carente di ferro. Il pesce di mare è anche praticamente l’unica fonte naturale di iodio. Tuttavia, il nuovo studio evidenzia che le famiglie con redditi in crescita spesso riducono il consumo di questi tipi di pesce povero – che l’industria chiama “pesce scarto” – ed aumentano quello di pesci più grassi – come la carpa – , che sono fornitori meno efficienti di micronutrienti. Una delle ragioni è che dei pesci più nobili viene spesso mangiata solo la carne, mentre mola e simili vengono normalmente mangiate interi. “Il contenuto maggiore di ferro, zinco e calcio nei pesci sta nelle loro teste, ossa e viscere, che sono spesso le parti che vengono gettate via, come succede con il tonno,” afferma Toppe. Piuttosto ironicamente, i sottoprodotti come le teste di pesce o le lische del persico del Nilo, la cui carne fresca viene esportata, possono spesso essere di maggior valore nutrizionale del prodotto principale, ha aggiunto.

 Foto: © Friedberg_Fotolia

Red.