Si fanno progressi per quanto riguarda il contrasto alla Peste suina. L’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha elaborato strategie di sorveglianza che aiuteranno i Paesi interessati da PSA a determinare quando il virus abbia smesso di circolare tra le proprie popolazioni di cinghiali selvatici.
La Peste suina africana rimane una delle criticità maggiori a livello mondiale. Il 28% dei Paesi membri dell’Oie, l’Organizzazione mondiale della Sanità animale, è stato colpito da questa patologia che ha causato gravi danni al settore suinicolo, tra abbattimenti di capi e squilibri sui mercati internazionali dei prodotti derivati dagli allevamenti suini. La diffusione dell’infezione ha vissuto una vera e propria escalation: da endemica in Africa a partire dal 2008 si è diffusa in moltissimi Paesi; nel 2019 è stata la malattia per la quale l’Oie ha ricevuto più notifiche immediate dai membri. La sfida posta dalla Peste suina è ingente anche perché non esiste un vaccino che possa fermarla.
Il parere scientifico dell’EFSA raccomanda una “strategia di uscita” che consta di due fasi: un periodo di sorveglianza di routine dei cinghiali selvatici (fase di screening) seguito da un periodo più breve di sorveglianza intensa (fase di conferma). La modellazione ha dimostrato che la precisione dell’approccio aumenta in linea con il numero di carcasse di cinghiale selvatico raccolte e testate; l’allungamento del periodo di monitoraggio aumenta le possibilità di verificare che il virus della PSA non circoli più; E l’uso della sorveglianza attiva basata sulla caccia ha un impatto limitato sull’efficacia della strategia di uscita.
La campagna EFSA per frenare i contagi
A settembre, l’EFSA ha promosso una nuova campagna di contrasto alla Peste suina africana. L’obiettivo è quello di frenare i contagi nell’Europa sud-orientale. Destinatari dell’iniziativa sono proprio quei Paesi che l’agenzia dell’Unione Europea ha incluso nel 2019 in un’area di interesse perché confinanti con aree dove la malattia è presente.
La campagna dell’EFSA si rivolge così ad Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia, Grecia, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia e Slovenia. In particolare l’attività di sensibilizzazione sarà indirizzata a particolari categorie di soggetti in questi nove Paesi, dagli allevatori suinicoli ai cacciatori. Ma l’Efsa coinvolgerà, tra gli altri, anche organizzazioni veterinarie, associazioni di allevatori, amministrazioni locali.
Foto: Pixabay
Redazione
17-03-2021