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Ittica: boom dell’acquacoltura e maggiore attenzione alla sostenibilità

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empre più persone fanno affidamento su pesca e acquacoltura per la propria alimentazione e come fonte di reddito, ma pratiche nocive e cattiva gestione minacciano la sostenibilità del settore, si legge nella nuova edizione del rapporto FAO “Lo Stato mondiale della pesca e dell’acquacoltura” (Sofia). Il nuovo rapporto indica che la produzione in mare aperto nel 2012 è rimasta stabile con circa 80 milioni di tonnellate. Attualmente, meno del 30% degli stock ittici selvatici regolarmente monitorati dalla FAO, sono sfruttati in eccesso, una positiva inversione di tendenza osservata negli ultimi anni, un segno che va nella giusta direzione. Poco più del 70% degli stock sono stati pescati entro livelli biologicamente sostenibili. Di questi, gli stock completamente sfruttati – ovvero in corrispondenza, o molto vicino, alla loro massima produzione sostenibile – rappresentano oltre il 60% mentre gli stock sottoutilizzati circa il 10%.

La produzione mondiale di pesca d’allevamento ha segnato nel 2012 un record raggiungendo oltre 90 milioni di tonnellate, di cui circa 24 milioni di tonnellate di piante acquatiche. La Cina rappresenta oltre il 60% della quota totale. L’espansione dell’acquacoltura ha contribuito a migliorare la dieta di molte persone, soprattutto nelle aree rurali povere dove la presenza di nutrienti essenziali negli alimenti è spesso scarsa. Tuttavia, il rapporto avverte che per continuare a crescere in modo sostenibile, l’acquacoltura deve essere meno dipendente dai pesci selvatici come mangimi e introdurre una maggiore diversità di specie e di pratiche nella pesca d’allevamento.

Ad esempio, specie di piccole dimensioni possono essere un’ottima fonte di minerali essenziali se consumati per intero. Tuttavia, le preferenze dei consumatori e altri fattori hanno determinato il passaggio verso specie d’allevamento più grandi, le cui ossa e teste sono spesso scartate. Il ruolo della pesca nell’alimentazione sarà oggetto di discussione alla Seconda Conferenza Internazionale sulla Nutrizione, organizzata congiuntamente dalla Fao e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che avrà luogo dal 19 al 21 novembre 2014 presso la sede della Fao.

Maggiore quota di mercato per i paesi in via di sviluppo, più attenzione ai piccoli pescatori Il pesce rimane tra i prodotti alimentari più scambiati al mondo, per un valore nel 2012 di quasi 130 miliardi dollari – una cifra che con tutta probabilità continuerà ad aumentare. Il rapporto evidenzia una tendenza importante che vede i paesi in via di sviluppo rafforzare la loro quota nel commercio ittico – nel 2012 il 54% del totale delle esportazioni per valore e oltre il 60% per quantità (peso vivo). Questo significa che la pesca e l’acquacoltura giocano un ruolo sempre più importante per molte economie locali. Circa il 90% dei pescatori svolge attività di piccole dimensioni e si stima che, complessivamente, il 15% siano donne. In attività secondarie quali la lavorazione dei prodotti ittici, questa cifra può raggiungere anche il 90%. Il rapporto fa notare che la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (IUU) rimane una grave minaccia per gli ecosistemi marini ed ha anche un impatto negativo sulle condizioni di vita, sulle economie locali e sull’approvvigionamento dei prodotti. La tracciabilità della catena alimentare è sempre più un requisito necessario nei principali mercati ittici, soprattutto sulla scia di recenti scandali circa errori di etichettatura dei prodotti alimentari.

 

Foto: Pixabay

Redazione